Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Liliana Segre nel mirino degli studenti: "A Gaza superati i Nazisti"

Giuseppe China
  • a
  • a
  • a

 «Liliana Segre io ti stimo ma non sento la tua voce sulle stragi a Gaza». È il cartellone che trasuda odio nei confronti di chi l'Olocausto l'ha vissuto sulla propria pelle. Un testo che circola fin dalle fasi iniziali della manifestazione romana di solidarietà alla Palestina, organizzata dai movimenti studenteschi capitolini. Ma non è finita qui, dato che lo stesso cartellone nella parte opposta recita: «Avete superato i nazisti! Fosse Ardeatine: 10 per ogni ucciso a via Rasella. Gaza: 25 per ogni ucciso il 7 ottobre». All'evento voluto dagli studenti partecipanti circa 1.500 persone. L'appuntamento è fissato nell'ormai tradizionale piazza Vittorio Emanuele II, la partenza del corteo inizialmente fissata per le 15 slitta di oltre un'ora. Viene modificata in corsa pure la destinazione finale: da piazza Tiburtino si prosegue fino all'Università La Sapienza. Durante il percorso i manifestanti si scagliano contro le principali figure del governo, a partire dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal vicepremier Matteo Salvini. Entrambi sono accusati di «essere complici del genocidio perpetrato a Gaza». Ma i compagni che issano bandiere rosse con falce e martello estendono l'accusa pure al segretario del Pd Elly Schlein. 

 

 

La frangia più estrema degli organizzatori detta tempi e modi del corteo e si ripete in più di un'occasione di «non mostrare bandiere di partiti o sindacati, ma solo quelle palestinesi». Come detto c'è una parola in particolare che i manifestanti utilizzano maggiormente. «Fermate il genocidio. Di madre, padre in figlio, libereremo ogni miglio», «Fermiamo il genocidio, Palestina libera» sono i due striscioni dietro ai quali sono costretti a sfilare tutti gli attivisti. Il momento più scenografico si registra poco dopo la partenza del corteo, quando il discorso di un attivista viene interrotto dall'audio di un bombardamento. Nel frattempo alcuni manifestanti si buttano a terra come morti, al termine del riecheggiare delle bombe si alzano per comporre il testo: «Stop Gaza genocide». Il termine genocidio ha scatenato la polemica durante la manifestazione di Milano. 

 

 

Per essere più precisi il presidente dell'Anpi provinciale della città meneghina, Roberto Cenati, si è dimesso dalla carica perché in disaccordo con l'utilizzo di questa parola - genocidio - da parte della stessa Anpi in occasione della manifestazione nazionale del prossimo 9 marzo. Evento che si terrà a Roma e intitolato: «Libertà di manifestare, cessate il fuoco a Gaza, impedisce il genocidio». Cenati durante la riunione dei circoli provinciali ha dichiarato: «Non sono d'accordo con l'uso della parola che viene urlata nelle piazze. Quello compiuto da Israele nei confronti dei palestinesi è un bagno di sangue ma non un genocidio». Poco dopo a Cenati ha replicato il presidente nazionale dell'Anpi, Gianfranco Pagliarulo: «Sono rimasto stupito dalle sue affermazioni. Noi usiamo questo termine perché corrisponde nella sostanza all'orientamento della Corte penale internazionale dell'Aja». Ieri tutti i riflettori erano puntati sulle manifestazioni pro Palestina di Pisa e Firenze, dopo le cariche della polizia nei confronti degli studenti dello scorso 23 febbraio. Slogan dei giovani: «Contro le bombe ei manganelli». Ma la tensione iniziale è scivolata via, come in tutte le altre piazze, dove non si sono registrati scontri.

Dai blog