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Migranti, le Ong esultano troppo presto: oggi la Libia può essere porto sicuro

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Dario Martini
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Le Ong hanno esultato di fronte alla sentenza della Corte di Cassazione per cui la Libia non va considerata un «porto sicuro». Inizia però a serpeggiare il dubbio che abbiano cantato vittoria troppo presto. Perché la conferma della condanna del comandante di una nave, il mercantile Asso 28, che nel 2018 salvò un centinaio di persone riportandole a Tripoli, sarebbe da contestualizzare solo in quello specifico periodo storico. Sei anni fa, appunto.

La condanna, è bene ricordarlo, fu per «sbarco e abbandono arbitrario di persone». I tecnici del Viminale come è scontato che sia in questi casi - starebbero approfondendo i contenuti della sentenza. Molto probabilmente avranno già evidenziato una serie di aspetti da non sottovalutare.
biate. L’Unione europea ha avviato una serie di collaborazioni con le autorità riconosciute della Libia, con progetti specifici proprio in tema di immigrazione. Con una nota del 18 marzo 2019, la direzione generale affari interni della Commissione europea dava atto dei progressi compiuti dalle autorità libiche (a seguito delle iniziative di collaborazione, sostegno logistico e formazione e addestramento anche da parte della Ue) nella gestione della zona Sar («Search and rescue», ricerca e soccorso) e delle capacità operative dimostrate dalla Guardia costiera libica nel soccorrere le imbarcazioni in difficoltà ed effettuare i salvataggi di competenza. La nota dell’esecutivo comunitario sottolineava proprio i risultati raggiunti dalla «Guardia costiera, riconosciuta dal Comitato per le sanzioni delle Nazioni Unite come una struttura legittima e legittimata dal governo di accordo nazionale, che a sua volta è riconosciuto dalla comunità internazionale».

 

Non è un caso che la Cassazione metta in luce proprio l’esigenza che le Ong, quando operano di fronte alle acque di Tripoli, si facciano coordinare dalle autorità marittime competenti, che in questo caso sono quelle libiche. Anche perché in quelle circostanze sono le prime a poter intervenire.

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