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Acca Larentia, il ricordo della destra: il 7 gennaio del '78 l'attentato dove morirono tre giovani del Msi

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Alessio Buzzelli
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Da 46 anni, gennaio è per la destra romana e nazionale il mese del ricordo e della commemorazione. A partire da oggi e fino a mercoledì prossimo, ricorrerà infatti un doppio, tragico anniversario: quello dell'agguato del 7 gennaio 1978, meglio conosciuto come «la strage di Acca Larentia», durante la quale persero la vita tre giovani militanti del Fronte della Gioventù, e quello dell'uccisione, avvenuta esattamente un anno e tre giorni dopo, di un altro ragazzo, Alberto Giaquinto, anch'egli iscritto all'organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano. Due delle pagine più tristi della storia italiana, consumatesi nel bel mezzo della lunga e drammatica coda degli anni di piombo, quando il Paese era una polveriera fatta di attentati, agguati e assassinii politici.

Il 7 gennaio di 46 anni fa, cinque ragazzi, uscendo da quella che allora era una delle sezioni romane del Msi, in via di Acca Larenzia, nel quartiere Tuscolano, vengono travolti da una pioggia di proiettili provenienti da armi automatiche, quelle che di solito non lasciano scampo. A fare fuoco un commando di cinque o sei persone: uno dei giovani militanti, Franco Bigonzetti, 20 anni, iscritto al primo anno di Medicina e chirurgia, muore sul colpo. Altri tre ragazzi, due illesi e uno colpito ad un braccio, riescono miracolosamente a rientrare nella sede del Msi e a chiudere la porta alle loro spalle. Manca però il quinto del gruppo, il diciottenne Francesco Ciavatta; Francesco, infatti, è ancora in strada e sta cercando di fuggire disperatamente dai suoi assassini, correndo a perdifiato sulla scalinata che si arrampica di fianco alla sezione del partito. Ma una pallottola, l’ennesima sparata dal commando, lo raggiunge dritto alla schiena; morirà poco dopo in ambulanza.

Un doppio assassinio a sangue freddo che suscita immediatamente sgomento e rabbia, tanto da far radunare in poche ore centinaia di persone fuori dalla sede del Msi. Con l’arrivo della Polizia, iniziano fatalmente gli scontri tra i militanti e le forze dell’ordine: pugni, calci, bastoni, manganelli. Poi, spari di pistola. I primi in aria, l’ultimo si pianta nella fronte di Stefano Recchioni, diciotto anni, militante della sezione Msi di Colle Oppio. Morirà anche lui dopo due giorni di agonia. Ancora oggi, nessuno sa da dove sia partito il colpo che lo uccise. Una prima rivendicazione, firmata dai Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale, arriverà poco dopo la tragedia, ma sarà solo nel 1987 che si giungerà finalmente ad individuare i cinque responsabili della strage, tutti militanti di Lotta Continua e tutti accusati per il duplice omicidio. Un anno e tre giorni dopo, il 10 gennaio 1979, proprio nel corso di una manifestazione indetta a Centocelle per il primo anniversario della strage di Acca Larentia, Alberto Giaquinto, studente al terzo anno del liceo scientifico Peano e militante del Fronte della Gioventù, viene freddato con un colpo alla testa esploso da un poliziotto in borghese a bordo di una Fiat 128 bianca. Solo dopo quattro processi durati quasi 10 anni e dopo una lunga e tenace battaglia giudiziaria portata avanti dal padre del ragazzo, l'agente ha ricevuto una condanna per eccesso colposo di legittima difesa.

 

E nel giorno della commemorazione ci sono anche le parole di Domenico Gramazio, coordinatore del FORUM delle associazioni di DESTRA: "Due tragiche date di gennaio. I terroristi rossi provarono la famigerata scorpion passata di mano in mano come ricorda nel suo libro lo storico della Destra Adalberto Baldoni. Il 10 gennaio del 1979 a Centocelle veniva assassinato Alberto Giaquinto che manifestava per ricordare il primo anniversario della strage di Acca Larenzia. Il padre di Alberto il dott. Teodoro Giaquinto, intraprese una lunga battaglia giudiziaria riuscendo a far condannare il responsabile del vile assassinio del figlio. Gennaio è per la Destra romana e nazionale è il mese del lutto, quattro giovani militanti, (che ho personalmente conosciuto) hanno perso la vita per difendere la propria Libertà e quella della forza politica nella quale militavano. Non si può non ricordare il sacrificio di questi giovani, che hanno offerto le loro giovani vite per un Ideale in cui credevano. Sono dei giovani martiri da ricordare".

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