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Dritto e rovescio, tutte le contraddizioni e le violenze della manifestazione femminista

Gabriele Imperiale
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Dritto e rovescio, la trasmissione di Paolo Del Debbio su Rete 4, punta i suoi fari sulla piazza femminista. In un servizio, infatti, vengono sottolineate quelle contraddizioni che la manifestazione del 25 novembre avrebbe portato con sé. Mentre per le vie di Roma si manifestava a favore delle donne, la piazza femminista – secondo il materiale raccolto dal programma Mediaset – faceva alcuni netti distinguo. A cominciare dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, tra i principali bersagli della critica delle donne e uomini in piazza. “Questo governo a partire dalla Meloni dice che noi donne dobbiamo fare figli su figli e che le donne danno un contributo sociale a questa società solo se fanno figli” dice a favore di telecamere una delle manifestanti che bolla come patriarcale l’ideologia che guida l’esecutivo.

 

 

Nel mirino delle e dei manifestanti, anche Israele: “C'è una denuncia anche per le donne israeliane stuprate il sette di ottobre dalle milizie di Hamas?” – chiede la giornalista di Dritto e Rovescio e la risposta di una delle manifestanti la spiazza: “Che cavolo c'entrano mò?”. L’inviata di Rete 4 cerca un confronto, ma invano “c'entra. È contro la violenza delle donne e si manifesta per tutte”. Un’altra manifestante interviene e rincara la dose: “lo vada a chiedere alle donne israeliane se sono anche per le donne palestinesi. È il sionismo che è razzista”. Ma lo Stato rimane tra i principali indiziati. Viene inquadrato un cartello: “Il patriarcato ci uccide. Lo Stato pure” e una delle manifestanti fa il sunto del pensiero che domina la piazza: “Sono fascisti oltre che patriarcali. Tolgono diritti, accusano. Che fanno di concreto?”. Bersaglio dopo bersaglio, è il momento della Onlus Pro Vita, attaccata duramente dal corteo e vanno in onda alcune delle immagini della protesta – a tratti violenta – contro la sua sede. “Ma quale stato, ma quale dio, al mio corpo ci penso io”, “Pro Vita, Pro Vita, va*****o”: questi gli slogan della piazza mentre in tanti si lanciavano verso la saracinesca dell’associazione e la imbrattano con frasi come “assassini” o “morite”. “E’ stata imbrattata la sede dei pro Life perché è una delle associazioni più misogine e quindi in ogni corteo questa sede verrà sanzionata” dice sorridendo una manifestante. 

 

 

Ma non solo, perché il servizio mostra anche altro e a parlare stavolta sono alcuni rappresentanti di Pro Vita: “Nella giornata della violenza sulle donne, alcune donne hanno avuto violenza verso di noi – dice Maria Rachele Ruiu che in più accusa – ci sono i video in cui si sente il coro che si dice ‘bruciamo la sede di pro vita ma se non ci sono dentro pro vita è poco’ e io sono una donna pro vita”. E questi video vengono arrivano puntuali: si vedono i manifestanti che urlano il loro odio e sfasciano le saracinesche. Un odio “tremendo” secondo Toni Brandi, presidente della Onlus, che lo “riporta alla violenza, all’odio degli anni 70, quando sono morti decide e decine di giovani”.

 

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