insorge l’opposizione

Migranti, ai richiedenti asilo verranno chiesti 5mila euro per non stare nei Cpr

Edoardo Romagnoli

Una «garanzia finanziaria» di quasi 5 mila euro come alternativa al trattenimento in un Centro di permanenza e rimpatrio durante lo svolgimento della procedura per l’accertamento del diritto di accedere al territorio italiano. È quanto si prevede per i richiedenti asilo nel decreto del 14 settembre 2023, a firma del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di concerto con i colleghi Carlo Nordio (Giustizia) e Giancarlo Giorgetti (Economia), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 221 del 21 settembre con il titolo «Indicazione dell’importo e delle modalità di prestazione della garanzia finanziaria a carico dello straniero durante lo svolgimento della procedura per l’accertamento del diritto di accedere al territorio dello Stato». La garanzia di 4.938 euro deve essere «idonea a garantire allo straniero, per il periodo massimo di trattenimento, paria quattro settimane (28 giorni), la disponibilità di un alloggio adeguato, sul territorio nazionale; della somma occorrente al rimpatrio; dimezzi di sussistenza minimi necessari». Allo straniero è dato «immediato avviso della facoltà, alternativa al trattenimento, di prestazione della garanzia finanziaria». La somma «è prestata in unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa». La garanzia è «individuale e non può essere versata da terzi». Deve «essere prestata entro il termine in cui sono effettuatele operazioni di rilevamento fotodattiloscopico e segnaletico» e «ha durata pari al periodo necessario per lo svolgimento della procedura in frontiera». Le disposizioni si applicano «ai cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea che sono nelle condizioni di essere trattenuti durante lo svolgimento della procedura in frontiera».

 

 

Nel caso in cui lo straniero si allontani indebitamente, il prefetto del luogo ove è stata prestatala garanzia finanziaria procede all’escussione della stessa. Le somme derivanti dall’escussione della garanzia in conformità del presente decreto sono destinate all’entrata del bilancio dello Stato. L’aggiornamento dell’importo è avviato a cadenza biennale, di seguito alla definizione del costo medio del rimpatrio. Una decisione che non è piaciuta alle opposizioni. Per il segretario di +Europa si tratta di «scafismo di Stato». «La norma del governo che chiede ai richiedenti asilo di versare una somma di 5 mila euro per evitare di essere trattenuti all’interno dei Cpr è scafismo di Stato, una tangente discriminatoria, classista e disumana, verso chi scappa da fame e guerre. Ci sarebbe da vergognarsi solo per averlo pensato. Ma c’è di peggio: questa norma è illegale in quanto la Corte di Giustizia europea nel 2020 ha già sanzionato una misura analoga introdotta dall’Ungheria».

 

 

La dem Debora Serracchiani ha dichiarato: «È chiaro che al Governo non sanno da che parte girarsi e come si muovono fanno danni: questa è la volta della assurda norma sulla "garanzia finanziaria". I cinquemila euro, o i richiedenti asilo non li hanno perché non possiedono nulla, oppure li hanno e allora ci si può chiedere come se li siano procurati. In sostanza chi ha soldi potrà schivare il Cpr, mentre i più disgraziati saranno rinchiusi: è un criterio inaccettabile. Peraltro non sanno nemmeno dove metterli, visto che solo oggi tre migranti già espulsi e con precedenti sono stati rilasciati perché è stato impossibile reperire un posto in tutti i Cpr d’Italia. Incompetenza al potere».