il caso di firenze
Kata, la procura di Firenze segue una nuova traccia. Gli interrogatori portano in Perù
Si sono spente le luci della ribalta. L'assalto dei mille e più giornalisti appostati nei pressi dell'ex hotel Astor è, oggi, solo un lontano ricordo. Il dolore della famiglia, la speranza di ritrovare la propria figlia e l'incessante lavoro dei carabinieri invece sono rimasti gli stessi. La storia di Kata, la bimba di 5 anni scomparsa a Firenze lo scorso 10 giugno, resta avvolta nel mistero. Non vi è, ancora oggi, un indagato. La procura, da un paio di giorni, avrebbe una nuova traccia. Una pista sulla quale lavorare. "La bambina sarebbe viva - ci racconta, in via confidenziale, una nostra fonte riservata - E sarebbe stata portata in Perù".
La clamorosa novità sarebbe emersa durante uno dei mille interrogatori degli ultimi giorni. All'inizio c'è stata, giustamente, molta prudenza su questo racconto. Ha lasciato perplessità soprattutto perché (volutamente?) incompleto di alcuni passaggi essenziali. Da quale aeroporto sarebbero partiti i rapitori e la piccola Kata? Chi li avrebbe coperti durante i vari trasferimenti? Con quale mezzo hanno raggiunto lo scalo? E perché il Perù? Domande alle quali uno degli occupanti dell'ex hotel Astor non ha saputo (o voluto) rispondere. Perché non conosce gli elementi o, più probabilmente, perché sta dosando le informazioni da fornire agli inquirenti. Cosa chiedono i malviventi alla famiglia? Soldi? O questo gesto inqualificabile, che ha visto coinvolta una bimba innocente, rappresenta la terribile vendetta di chi è convinto di aver subito uno sgarro dallo zio o dal padre. I rapitori (che sarebbero, a loro volta, peruviani) ora vorrebbero fare un passo indietro, restituire la piccola ai propri genitori, senza però dover pagare dazio (ovvero essere processati e condannati per un reato così odioso). Gli inquirenti, in queste ore, starebbero concentrando tutti gli sforzi investigativi in questa direzione, anche se non sarà facile giungere a dama. E poter, finalmente, rivedere il sorriso raggiante sul volto di Kataleya. E della sua famiglia.