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Scoppia il caso “Parentopoli” all'università Roma Tre. Si dimette il rettore Pietromarchi per le frizioni con il dg Basilicata

Luca De Lellis
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È stata una settimana discretamente movimentata nell’università Roma Tre. “Non ci sono più le condizioni politiche per proseguire”: queste sono state le parole di congedo pronunciate giovedì 24 marzo, in una lettera infuocata inviata alla Ministra dell'Università e della Ricerca Maria Cristina Messa, dall’ormai ex rettore Luca Pietromarchi, dimissionario con un anno di anticipo rispetto alla naturale scadenza del mandato. Il motivo principale? Il clima divisivo, i dissidi interni all’ateneo e un disagio sempre maggiore nel cercare di far coesistere le volontà delle diverse figure dipartimentali. In particolare, la causa immediata è coincisa con la fallita mediazione rispetto al progetto del Tecnopolo e la divisione delle risorse. Tanto che il professore, nella mail, ha parlato di due proposte presentate da due prorettori, con il suo consenso, e rifiutate dagli organi competenti. Nell’università si sono venuti a creare due schieramenti, tra coloro che sostenevano il direttore generale, Pasquale Basilicata, e le persone vicine invece a Pietromarchi. L’approdo all’ateneo dell’attuale Dg (carica che riveste dal 2012) è avvenuto nel 1995 e nel tempo, Basilicata, si è guadagnato il soprannome di “vero rettore”.

 

 

La Repubblica è andata a fondo nelle dinamiche della terza università capitolina (in ordine di costruzione), mettendo in evidenza il giallo di una possibile “Parentopoli”, che coinvolgerebbe anche la figura di colui che ha mantenuto le redini della struttura dopo l’addio del rettore. La storia riguarda Luca Basilicata, figlio del Basilicata senior, che secondo il quotidiano avrebbe eluso il normale procedimento per raggiungere il prima possibile un ruolo nel parco dirigenziale dell’ateneo. Infatti, assunto dall’università circa due anni fa, da “impiegato di concetto” avrebbe intrapreso una carriera lampo che, non passando per la mansione di funzionario semplice, l’ha portato a partecipare a un concorso di elevata professionalità (Ep), grado appena “sotto” a quello di un dirigente. Tutto questo andrebbe a violare le norme vigenti in materia di assunzioni con parenti già nell’ateneo. La legge Gelmini asserisce che coloro che abbiano “parentela o affinità, fino al quarto grado compreso, con un professore appartenente al dipartimento o alla struttura che effettua la chiamata ovvero con il rettore, il direttore generale o un componente del consiglio di amministrazione” non possono partecipare a concorsi pubblici relativi a quella stessa università.

 

 

Inoltre, la Repubblica, riporta come questo di Luca Basilicata non sia l’unico caso di parentela all’interno del dipartimento. Chiara e Giuseppe Colapietro sono rispettivamente figlia e fratello del consigliere di amministrazione e professore Carlo Colapietro, che apparterrebbe anche lui al “team Basilicata”. Così come Federica Sacchi, figlia del vicedirettore generale Luciano Sacchi e assunta da poco in una mansione amministrativa, il figlio della docente Vittoria Cajola, ex prorettrice vicaria, e il professore di studi aziendali Paoloni, i cui eredi Niccolò e Jacopo sono entrati a far parte del personale di ricerca e amministrativo dell’ateneo. 

 

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