allarme

Più contagiati in corsia. "Aumento sotto gli occhi di tutti", così il Covid colpisce medici e infermieri già vaccinati

Dario Martini

Aumentano i casi di Covid in corsia. I medici e gli infermieri contagiati negli ultimi sette giorni sono 522. La settimana precedente erano 386. Un campanello d’allarme da non sottovalutare, soprattutto se pensiamo che il personale sanitario è tutto vaccinato. Chi non si è immunizzato, infatti, è stato sospeso dal lavoro.

 

L’Istituto superiore di sanità, però, tende a non ingigantire il problema, facendo notare che l’aumento è in linea con quello della popolazione generale, e «la percentuale degli operatori sanitari rimane stabile al 3,6%». I sindacati degli infermieri non sono dello stesso avviso. Il Nursing up ricorda che «qualche settimana fa eravamo stati i primi a lanciare l’allarme sul rischio concreto di una nuova recrudescenza di contagi degli operatori sanitari, analizzando quello che era stato a settembre il primo nuovo picco delle infezioni estrapolato dai dati dell’Iss.

 

E ci meravigliammo non poco di come gli stessi vertici dell’Istituto, interpellati da alcuni giornali al riguardo, avevano sminuito la gravità della situazione». Oggi, il sindacato fa notare che «a distanza di poche settimane, dopo una calma che evidentemente era solo apparente, l’aumento costante delle infezioni dei professionisti della sanità, lento ma pericolosamente costante, è di nuovo sotto gli occhi di tutti».

Ecco alcuni numeri forniti dal Nursing up: «Negli ultimi trenta giorni siamo passati dai 1.377 operatori sanitari contagiati di lunedì 25 ottobre (25 settembre-25 ottobre), ai 1.720 di venerdì 29 ottobre (29 settembre-29 ottobre). Oggi se ne contano 1.734 (30 ottobre), ovvero 14 contagiati in più in 24 ore». Poi l’attacco: «Crediamo ancora una volta che l’opinione pubblica non abbia l’anello al naso».

 

Va ricordato che i medici e gli infermieri possono fare la terza dose di vaccino. Attualmente è del 13% la percentuale degli operatori in servizio negli ospedali e nelle strutture sanitarie ad aver ricevuto il nuovo richiamo contro il Covid. Su un milione di dosi booster somministrate in tutta Italia, secondo l’analisi condotta da Fiaso (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere) sugli open data messi a disposizione dalla struttura del Commissario straordinario per l’emergenza, circa 170mila sono andate a soggetti tra 20 e 60 anni che rappresentano per lo più la platea di personale sanitario, in tutto 1 milione 400mila unità, a cui è destinato il richiamo vaccinale. «Le Aziende sanitarie e ospedaliere sono impegnate al massimo per proteggere i professionisti e l’intero sistema. Da circa due settimane è partita la campagna di immunizzazione con la terza dose per gli operatori sanitari che sono stati i primi, ormai dieci mesi fa, a ricevere la vaccinazione e per i quali è previsto il richiamo che consente di rafforzare ulteriormente la risposta immunitaria», commenta Giovanni Migliore, presidente Fiaso, che aggiunge: «In alcune strutture si sta procedendo con la co-somministrazione del vaccino antinfluenzale e di quello contro il Covid, una soluzione organizzativa che consente di ottimizzare le risorse e di garantire in una sola seduta vaccinale una doppia protezione. Circa il 13% del personale sanitario ha già ricevuto la dose booster e si tratta per lo più di operatori ancora impegnati in prima linea nei reparti Covid dai pronto soccorso alle rianimazioni».