la svolta

Vaccini, "sospensione dei brevetti". La mossa Usa e la reazione dell'Ue, Big Pharma sul piede di guerra

I leader europei tornano a riunirsi in presenza per il social summit e il vertice informale Ue. E' il primo appuntamento europeo in presenza per Mario Draghi, al governo da febbraio, ma è anche quello in cui i leader tornano, dopo sette mesi, a incontrarsi fisicamente per parlare di ripresa economica e inclusione sociale, lotta alla pandemia e vaccini.

Al vertice informale - che precede quello del 25 maggio a Bruxelles - si discuterà anche dell'attuazione del 'Piano d'Azione sul Pilastro dei Diritti Sociali' e di vaccini, dopo il segnale inviato dal presidente Usa Joe Biden mercoledì sera. "Siamo pronti a discutere di come la proposta degli Stati Uniti per una deroga alla protezione della proprietà intellettuale" dei brevetti "per i vaccini Covid potrebbe aiutare a raggiungere tale obiettivo", ha accolto Von der Leyen, nel suo intervento all'evento 'Lo stato dell'Unione'.

Sul tema la posizione del premier italiano, Mario Draghi, è chiara e ufficializzata da mesi: "I vaccini sono un bene comune globale- ha ribadito ancora - È prioritario aumentare la loro produzione, garantendone la sicurezza, e abbattere gli ostacoli che limitano le campagne vaccinali". Non mancherà di ribadirlo ancora ai colleghi europei: la vaccinazione è la via d'uscita dalla pandemia e la via più veloce e sicura per una vera e rapida ripresa economica.

L'ipotesi di sospendere i brevetti sul siero anti-Covid scatena Big Pharma che boccia la proposta. Le aziende farmaceutiche protestano e Farmindustria interviene così sulla discussioni in merito alla liberalizzazione dei brevetti dei sieri-anticovid, dopo la presa di posizione della Casa Bianca: "I vaccini contro il Covid 19 sono arrivati con tanta celerità grazie anche alla proprietà intellettuale. Senza, infatti, la spinta dei brevetti alla ricerca e alla produzione, oggi non potremmo beneficiare di questi strumenti, fondamentali per superare la crisi pandemica e ritornare a una vita normale. Ecco perché "sorprendono e preoccupano le dichiarazioni e le iniziative internazionali volte a ridurne o ad annullarne la tutela. Iniziative che - di certo - non risolvono il problema di avere subito più vaccini".

E ancora: "Produrre un vaccino è un processo industriale complesso, che richiede ingenti investimenti, tecnologie avanzate, trasferimento tecnologico, impianti ad hoc, macchinari dedicati, personale altamente qualificato, un’expertise consolidata. Non ci si può improvvisare produttori di vaccini contro il Covid. E la proprietà intellettuale, come tra l’altro sottolineato recentemente anche dalla Commissione Europea, non rappresenta un ostacolo per l’aumento della produzione. Anzi, spiega Farmindustria in una nota, è parte della soluzione. Perché ha incentivato a livello mondiale, con accordi volontari tra aziende partnership e trasferimenti tecnologici - più di 200 - che richiedono conoscenze e capacità tecniche specifiche. Se c’è stato un esempio di collaborazione tra imprese, anche in competizione tra loro, è stato proprio nella ricerca e nella produzione di vaccini anti covid. Ad oggi nel mondo ci sono circa 280 vaccini in sviluppo. In UE già 4 sono stati approvati e altri sono in fase di approvazione. Risultati possibili solo grazie alla proprietà intellettuale. La deroga ai brevetti non servirebbe ad aumentare la produzione né a offrire le soluzioni necessarie per vincere la pandemia. Potrebbe avere invece l’effetto opposto: dirottare risorse, materie prime verso siti di produzione meno efficienti. E potrebbe determinare l’aumento della contraffazione a livello globale"

La tutela del brevetto sarebbe quindi fondamentale sia per affrontare questa pandemia che ha travolto il mondo intero sia per gestire al meglio i farmaci allo studio. Il settore investirà infatti tra il 2020 e il 2026 in R&S oltre 1.500 miliardi di dollari a livello globale. Per l’80% in network con altri soggetti secondo il modello di open innovation. "E l’Italia - conclude Farmindustria - può certamente competere per attrarre con ottime possibilità di successo questi investimenti. Purché anche da noi si continui a riconoscere, come fatto finora, il valore della ricerca e dell’innovazione".