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Lo storico castello del Gattopardo e il rischio abbandono

Roberto Ruggi Bilotti d'Aragona
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Il Castello di Montechiaro (1335) è tra i 5 più importanti della Sicilia e più scenografici d'Europa era di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Duca di Palma e Barone di Montechiaro, qui ha scritto una parte del romanzo "Il Gattopardo". Situato tra i luoghi delle civiltà universale, tra la Valle Templi e Piazza Armerina, estrosa rielaborazione "chiaramontana" centrato dalla torre con merlature di tipo guelfo in un pittoresco comporsi dei volumi (G. Sparisano pag. 248). "Montechiaro è fortezza meravigliosa fatta CC anni fa dai Chiaromonte" T. Fanzello op. Deca I pag. 177.

Le sue vicende storiche si legano con quelli dell'Isola della Guerra del Vespro,  i Chiaramonte si schierarono dalla parte del partito legittimista che chiese a Pietro III d'Aragona, marito della regina Costanza II di Sicilia, erede del regno normanno di cingersi della Corona di Re di Sicilia. Andrea Chiaramonte, dopo alcune generazioni fu avverso al governo aragonese e fu decapitazione il 1º giugno 1392 a Palermo, di fronte lo Steri, suo palazzo in Piazza Marina, i beni feudali, incluso Montechiaro passarono ai Moncada d'Aragona giunti in Sicilia dove ricoprirono ruoli determinanti, al seguito di Pietro III d'Aragona .

Il castello passò ai Tomasi di Lampedusa che nel 1637 fondarono la città di Palma nella baronia di Montechiaro. Dal principe Giuseppe Tomasi autore del Gattopardo in parte scritto nel castello è passato al marchese Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona discendente da re Pietro III il grande d'Aragona celebrato nella letteratura da Dante a Boccaccio, dal settimo canto del Purgatorio al Decameron.

Storia, simboli, identità siciliana sono fuse con quella aragonese. La bandiera è inquartata in decusse con le barre rosse in campo d'oro d'Aragona, che hanno dato i colori alla regione, e l'aquila Sveva.  Nei pressi del castello di Montechiaro è stata rinvenuta il reperto triscelico della Trinacria, divenuto simbolo della Sicilia posto al centro della bandiera della Regione. Un essere mitologico con tre gambe di origine indo-aria che raffigurava il dio del sole nella sua triplice forma di primavera, estate e inverno. 

Tanta gloria giace oggi nell'abbandono, il castello oggi inagibile era stato espropriato dal Comune di Palma per farne un museo e che ha attuato lavori distruttivi dei suoi elementi storici architettonici artistici.  il Comune faceva lavori dichiarati distruttivi dell'identità storia architettonica artistica: “Restauro che cancella l’identità e la storia” - Italia Nostra genn. 2004 n.399; “Il restauro - beffa poi la rovina SOS dal Castello del Gattopardo” - Repubblica 9.4.2004; “lo scempio di Montechiaro” - Manifesto 9.4.2004; “C’è del marcio a Montechiaro” – l’Espresso 15.4.2004; Philippe Daverio Passepartout (RAI 3 – 8.4.2007) – puntata “sbarco dalla Normandia”. Due interrogazioni parlamentari a risposta scritta non hanno avuto risposta: Salvatore Cardinale al Ministro BBCC Urbani del 21.4.2004 seduta 454 4-09788 “l’intervento selvaggio ha cancellato l’identità storica”; Enzo Fragalà al Ministro BBCC Buttiglione 14.2.2005 seduta 4-12939 “paradossalmente tale intervento apportando modifiche radicali, incompatibili con l’antica struttura del castello, ne ha sfigurato l’aspetto originario, devastazione ambientale, storica, artistica, monumentale, paesaggistica”.

La prevaricazione non abbandona questi territori, come il giallo sulla requisizione della preziosa collana che Dolce e Gabbana hanno regalato come atto di devozione alla "Madonna del castello" celebre statua michelangiolesca di Antonello Gagini di proprietà di Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona perché non è stata oggetto di esproprio levandola dal collo della statua per "motivi di sicurezza".  Ricorda un altro episodio celebre lo "Scandalo della collana" ai danni della regina Maria Antonietta e del cardinale di Rohan, il gioiello fu creato per la contessa Du Barry, favorita del re Luigi XV con un costo di 1.600.000 livres pari a circa 500 kg d'oro.

Chissà se Tomasi di Lampedusa avrebbe dedicato un capitolo del Gattopardo alla storia che si sta consumando in queste ore nel comune siciliano dove ha vissuto.

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