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Lemmetti all'incontro ufficiale con la maglietta dei Metallica. Foto ricordo della rovina di Roma

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Pietro De Leo
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Dire che l'abito non fa il monaco sarebbe troppo banale. Rispolverare il concetto sommamente espresso da Pirandello secondo cui le convenzioni della forma strozzano il meraviglioso fluire della vita sarebbe, al contrario, troppo ambizioso. E allora ci becchiamo per com'è questa foto qua, dell'Assessore Gianni Lemmetti che riceve il rappresentante speciale di Londra nell'Ue Jeremy Browne indossando una t-shirt nera dei Metallica. Sembra, Lemmetti, reduce di un concerto o da una grigliata in giardino. Il povero Browne, impeccabile abito e cravatta nonostante la canicola, compare nella foto di rito accanto a lui e all'assessore Luca Bergamo, in giacca sportiva e senza cravatta. E va be', questo passi. Ma la maglietta dei Metallica è assai simbolica della filosofia oggi imperante, quella  del “pressappoco”, del “che vuoi che sia”, del “tanto è uguale”. Dove l'eleganza ha abdicato al mito della “sostanza”, dimenticando che nel ben vestire c'è l'ossequio a ciò che si rappresenta. E Lemmetti non è, propriamente, l'assessore di un sonnacchioso Comune sperduto nella provincia italiana. Per lui dovrebbe esser di suggerimento proprio il titolo di una canzone dei Metallica, Nothing Else Matters, non importa nient'altro. Al di fuori di Roma, s'intende. Quanto al povero Browne, magari per lui vale quel che scrisse, arrivando a Roma nel 1817, il suo compatriota Lord Byron, che sconcertato da una città assai caotica già allora, osservava che “in queste rovine trovo rifugio”. Quelle dell'epoca classica ovviamente. Un po' come tutti noi: rifugiati (invano) nelle rovine del passato per ripararci dalla rovina del presente. 

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