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Meloni offre a Salvini la presidenza del Senato

Matteo Salvini e Giorgia Meloni (LaPresse)

Carlantonio Solimene
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La poltrona di presidente del Senato a Matteo Salvini come "assicurazione" contro il rischio di restare "con un pugno di mosche in mano". E' stata questa la proposta portata al tavolo del centrodestra dalla leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, in un vertice arrivato al termine di una giornata in cui ancora una volta la compattezza della coalizione era stata messa a dura prova dalle apparenti divergenze tra Silvio Berlusconi - tentato da una trattativa con il Pd - e il segretario della Lega, contrario a qualsiasi intesa con i Dem. Dal vertice, tenutosi a Roma e durato poco meno di un paio d'ore, Salvini è uscito con il "mandato" concessogli dagli alleati di confrontarsi a nome del centrodestra con gli altri partiti sulle presidenze delle due Camere, uno snodo che entrerà nel vivo dal 23 marzo, quando i parlamentari si saranno ufficialmente insediati. Ma se Matteo ha ottenuto rassicurazioni da Berlusconi sull'impossibilità di un governo con il Pd - semmai l'apertura sarebbe riservata a "singoli parlamentari" - proprio il nodo delle presidenze delle Camere ha riservato qualche momento di tensione. Da una parte, infatti, c'è Forza Italia che reclama quella poltrona per sé, specie se si considera che alla Lega, nell'ipotesi di un governo di centrodestra, andrà già il ruolo di presidente del Consiglio. Dall'altra c'è un Salvini che, temendo sia troppo difficile issarsi a Palazzo Chigi in questo contesto di veti incrociati, non vuole correre il rischio di rimanere senza niente in mano. E' a quel punto che Giorgia Meloni avrebbe proposto la sua mediazione. In pratica, per la leader di Fratelli d'Italia il candidato allo scranno più alto di Palazzo Madama potrebbe essere proprio il leader della Lega. I partiti del centrodestra lo sosterrebbero in blocco e avrebbero anche i numeri per eleggerlo da soli, a meno di un'alleanza larghissima di tutte le altre forze politiche. A quel punto, Salvini potrebbe presentarsi da Mattarella ancora più legittimato e ottenere un incarico esplorativo in quanto seconda carica dello Stato. Se riuscisse a diventare premier, cederebbe la presidenza del Senato a un esponente dei partiti alleati. Altrimenti, avrebbe comunque una poltrona tutt'altro che di consolazione. Il leader della Lega finora non ha sciolto la riserva. Ciò che è certo è che più passano i giorni, più accarezza l'ipotesi di tornare al voto in caso di stallo, sperando di lanciare l'opa su tutto il centrodestra. Uno scenario che, per gli stessi motivi, Silvio Berlusconi vuole evitare a tutti i costi.

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