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Centrodestra unito: governo più vicino

Da sinistra Salvini, Meloni e Berlusconi

Domani a Roma Berlusconi, Salvini e Meloni insieme al tempio di Adriano. Il Cavaliere conferma Tajani come premier: "Ma sarà lui ad annunciarlo"

Luigi Frasca
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«Sono vincolato per l'altissima carica che ricopre, a fare il nome» del candidato premier «soltanto quando lui me ne darà l'autorizzazione», esordisce Silvio Berlusconi. Per la prima volta il Cavaliere parla apertamente di Antonio Tajani per la poltrona di palazzo Chigi. Il diretto interessato per adesso frena: «Sono onorato dell'apprezzamento ma io vorrei restare presidente del Parlamento europeo, è importante per l'Italia», ha affermato in un'intervista alla Welt. Ma qualora dovesse essere FI ad avere più voti la scelta dovrebbe ricadere proprio sull'uomo forte del Ppe, anche se - ammettono nel partito azzurro - non si tratterebbe di un passaggio facile visto che non tutti a Bruxelles potrebbero essere contenti del cambio di passo. Su Tajani non ci sono veti di Salvini («Nel caso rispetterò i patti», afferma il leader leghista), c'è il pieno appoggio di Noi con l'Italia mentre Giorgia Meloni chiede soprattutto chiarezza. Il quadro però non è certo definito, dipenderà dall'esito delle elezioni, da qui la linea prudente. La convinzione nel centrodestra è che al Senato i giochi siano delineati ma in ogni caso bisognerà capire la consistenza dei numeri. Qualora dovessero mancarne una ventina per avere la certezza di avere un governo, sia Berlusconi che Salvini farebbero partire l'operazione allargamento della maggioranza. Il Cavaliere nei giorni scorsi ha sottolineato di aver scherzato con la sua battuta con i Cinque Stelle colpiti dall'anatema di Di Maio, ma in realtà i «big» azzurri già si preparano a lavorare sui singoli. E il leader del Carroccio, riferiscono fonti parlamentari, non si metterà di traverso. Due i paletti fissati dal partito di via Bellerio: il primo è che non bisognerà aprire ad esecutivi di larghe intese. Il secondo è che chi intenderà aggiungersi dovrà condividere il programma, in particolar modo la flat tax. FI, per esempio, già guarda alla lista di Bonino, molti azzurri auspicano che superi il 3%. Ci sono poi i centristi ed eventualmente altri pezzi di forze parlamentari. «Parlerò con tutti», aveva spiegato ieri Salvini. Ma ieri c'è stato l'alt ai voti di Casapound: «Non ne abbiamo bisogno», ha detto il segretario del Carroccio. «La nostra coalizione non ha nulla a che fare con loro e non avremo nulla a che fare con loro né ora né in futuro», ha tuonato il Cavaliere. Intanto nel centrodestra si punta a chiudere la campagna elettorale mandando un segnale di unità. La manifestazione all'Eur di domani sarà targata solo Lega, mentre i tre leader faranno un appello finale al voto insieme: l'appuntamento è sempre domani, ma alle ore 15 al Tempio di Adriano. Poi si aspetterà lo spoglio, ognuno nella propria sede. Con la speranza di raggiungere quel 40% per governare. Altrimenti si andrà alla ricerca di altri parlamentari alla Camera e al Senato. Ma in ogni caso, nell'eventualità che il centrodestra dovesse avere i numeri per governare, non sarà facile formare un esecutivo. Berlusconi per ora ha lanciato i nomi di Cottarelli e Gallitelli, ma sono in tanti in FI ad ambire a posti di comando. Anche FdI ha delle mire su alcuni dicasteri chiave. Per ora Salvini ha promosso un ministero per la disabilità e avanzato la pretesa sull'Agricoltura e sul Turismo, ma il leader del Carroccio potrebbe volere al governo anche gli «euro-scettici» Bagnai e Borghi, nomi che però potrebbero non incontrare il consenso di tutti gli alleati. Intanto nella Lega è sempre più scontro tra Salvini e Maroni. «La sua Lega ha dimenticato il federalismo», è l'accusa del governatore della Lombardia. In serata Berlusconi, intervistato a SkyTg24, ha rilanciato la flat tax, punto principale del programma del centrodestra, rivendicando che interessa anche «i meno abbienti e la classe media». In questo modo, ha spiegato, «raggiungeremmo la pace fiscale».

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