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A Mosca la verità sulla morte dello statista. Stretti legami tra le Br e gli agenti del KGB

Rapimento di Aldo Moro in Via Fani

Antonio Selvatici "Nel luglio del 1977 c'è stato un incontro tra le Br e il KGB a Mosca": sono gli archivi dell'Est che parlano

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"Nel luglio del 1977 c'è stato un incontro tra le Br e il KGB a Mosca": sono gli archivi dell'Est che parlano. La nuova inchiesta voluta dai familiari delle vittime di via Fani ed ora sulla scrivania del Procuratore generale presso la corte di Appello del Tribunale di Roma Antonio Marini riguardante il rapimento di Aldo Moro e l'uccisione degli uomini della scorta non può e non deve concentrarsi solamente su quanto in quegli anni è accaduto in Italia. Il recinto del terrorismo era più ampio. Allora, quando la fumante P38 era un simbolo ed uno strumento di morte gli investigatori per cercare di arginare il fenomeno non si sono molto concentrati sulle ricerche oltre confine. Ora, dopo la caduta del Muro e la conseguente apertura degli archivi, sappiamo che uomini delle Brigate Rosse hanno avuto frequenti rapporti sia con altri gruppi terroristici, sia con agenti dell'Est comunista, sia con uomini del Pci conviti che la Resistenza del dopoguerra li «aveva traditi» non compiendo l'atto finale. Negli anni passati «sprovincializzare» le inchieste del terrorismo degli Anni di Piombo poteva significare affrontare o scontrarsi con noti ostacoli ideologici. Oggi i tempi sono cambiati. Sarebbe quindi un buon gesto se gli investigatori italiani che indagano per conto del procuratore Antonio Marini ritrovassero il testo di una richiesta di rogatoria internazionale partita da un reparto speciale della polizia di Praga che chiedeva a Roma delucidazioni riguardanti la mitraglietta Skorpion: la micidiale arma utilizzata per ammazzare Aldo Moro. Sembra proprio che gli investigatori d'Oltralpe fossero riusciti a mappare il percorso della Skorpion.     IL PCI SAPEVA? Cinque giorni prima che Aldo Moro venisse ucciso il noto dirigente del Pci Giorgio Amendola consigliò a Vladmir Koucky, l'allora ambasciatore cecoslovacco in Italia, di essere prudenti nel trafficare con i terroristi italiani. Era una questione di possibile imbarazzo politico: se si fosse venuto a sapere che un Paese amico trafficava con i terroristi rossi italiani, la cosa avrebbe creato difficoltà in casa Pci. Già nella primavera del 1976 il dirigente del Pci Salvatore Cacciapuoti si recò a Praga per comunicare ai cecoslovacchi che due brigatisti avevano raccontato al loro legale che erano stati addestrati in Cecoslovacchia. La figlia Alba di Salvatore Cacciapuoti ha successivamente confermato l'accaduto: «mio padre era stato incaricato da Enrico Berlinguer di denunciare al governo cecoslovacco l'appoggio del suo servizio segreto alle Brigate rosse».     LE BRIGATE ROSSE NELL'ARCHIVIO STASI DI BERLINO I documenti custoditi negli sterminati archivi suggeriscono scenari poco considerati. Ad esempio, un documento della Stasi ci dice che nel settembre del 1978 si tenne a Dubrovnik in Jugoslavia il «Congresso segreto internazionale» dove erano presenti i rappresentanti di alcune organizzazioni terroristiche tra cui Settembre nero, FPLP di Wadi Haddad, le RAF e, naturalmente, le Brigate Rosse. Un altro documento: «nel luglio del 1977 c'è stato un incontro fra le Br e il Kgb a Mosca». Gli uomini della Stasi raccoglievano informazioni sui brigatisti italiani. Alcuni di loro (Renato Curcio, Lauro Azzolini, e Barbara Balzerani) sono intestatari di schede che ho potuto visionare. Su alcune di queste (allora non si usava il computer) vi è una nota , talvolta vergata a penna altre scritta a macchina, il cui testo è chiaro: «Album di amici sul terrorismo internazionale». Tale album è un elenco di terroristi compilato dal Kgb in forma di libro. Ma allora, chi era amico di chi? Poi un mistero, vi è un documento scomparso. È quello dell'«Archivio Moro» che troviamo citato nel retro della scheda di Valerio Morucci.     BRIGATE ROSSE E CARLOS Lo stesso archivio di Berlino suggerisce anche che Giorgio Bellini «in base alle nostre conoscenze manterrebbe un collegamento continuativo con Carlos per conto delle Brigate Rosse». Carlos, vale a dire Ilich Ramìrez Sànchez, noto terrorista internazionale una volta a capo del gruppo «Separat», oggi è detenuto in Francia dove sta scontando l'ergastolo. Ed a Bettola, piccolo paese dell'Appennino piacentino noto per essere il luogo in cui è nato Pier Luigi Bersani, ha vissuto per molti anni sotto falso nome Antonio Expedito Carvalho Perera, poi riconosciuto come un fi ancheggiatore di Carlos.   BRIGATE ROSSE, OLP E ARMI Sappiamo che le Brigate Rosse venivano rifor nite di armi dai palestinesi. Non dimentichiamo i rapporti tra Mario Moretti e Abu Iyyad, la collaborazione è stata così descritta in un testo di terrorismo internazionale: «l'Olp consegna armi alle Br; membri delle Br hanno il permesso di addestrarsi nei campi palestinesi in Medio Oriente; l'Olp offre assistenza ai membri Br fuggitivi; le Br immaganizzano armi in Italia perché possono essere usati dall'Olp; le Br parteciperanno ad attacchi contro individui israeliani in Italia». Il 9 marzo 1982, durante un'udienza del processo al rapimento del generale americano James Lee Dozier, il brigatista Antonio Savasta ammise: «il rappresentante dell'Olp chiarì che il contatto con noi era stato richiesto per costruire un fronte di lotta contro Israele da noi, e con la Raf, in Germania. In seguito a ciò l'Olp ci inviò armi e esplosivo plastico».

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