I marò Latorre e Girone: siamo militari abituati a soffrire ma non perdiamo il coraggio
Parlano i fucilieri italiani nell'ambasciata di New Delhi. L'India insiste: devono essere processati qui. Alta tensione in Italia. Scontri sulle garanzie per la pena di morte. Farnesina nella bufera
Colpi di scena a raffica e dietrofront a ripetizione. Sulla vicenda dei marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, tornati a sorpresa in India l'altro giorno dopo un permesso di quattro settimane per le elezioni del 24 e 25 febbraio, piomba un altro masso di enormi dimensioni. Il ministro della giustizia Ashwani Kumar gela la Farnesina: «Il governo indiano non ha fornito nessuna garanzia in merito alla sentenza che verrà pronunciata dal tribunale speciale ordinato dalla Corte Suprema nella vicenda dei due marò italiani». Il ministro degli Esteri Salman Khurshid aveva rassicurato l'Italia sul fatto che i marò non rischiano la pena di morte. Kumar è stato categorico: «Come può il potere esecutivo dare garanzie sulla sentenza di un tribunale?» Khurshid ha poi precisato «che il caso non è di quelli che in India implicano l'applicazione della pena di morte». Pronta la replica del sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura: «I marò non rischiano la pena di morte perché il governo di New Delhi ha fornito un'assicurazione scritta». Intanto è stata approvata la costituzione del tribunale speciale che dovrà giudicare i fucilieri, accusati di aver ucciso un anno fa due pescatori nel Kerala durante un'operazione antipirateria in mare. Il Chief Minister del Kerala, Oomen Chandy, ha scritto al primo ministro Singh per chiedere che il tribunale speciale venga istituito a Kollam, capoluogo del Kerala, e non a New Delhi. «La Corte Suprema indiana è la più alta assise che decide su questioni del genere - ha aggiunto De Mistura - e ha stabilito che la Corte ad hoc per i due marò sia a New Delhi». Ferma la presa di posizione del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, che a nome di tutte le forze armate si stringe a Latorre e Girone ammirandone l'esempio, il coraggio, la disciplina e il senso dello Stato: «Condividiamo la loro sofferenza e quella delle famiglie che da noi non saranno mai abbandonate. L'auspicio è che questa vicenda (sta assumendo i toni di una farsa) si concluda presto e che i nostri fucilieri, funzionari dello Stato in servizio di Stato, alla stregua di tutti i militari che operano all'estero con onore per la pace internazionale, siano al più presto riconsegnati alla giurisdizione italiana». Francesco Storace, leader de «La Destra»: «Se i marò non vengono restituiti, via gli indiani dall'Italia». Potito Salatto, componente della Commissione Esteri e vicepresidente della delegazione «Popolari per l'Europa» al Parlamento europeo: «Il governo ritiri i nostri soldati dalle missioni internazionali». Paolo Romani (Pdl): «Terzi si dimetta». Rutelli (Api): «La pagina più disastrosa del governo tecnico». Nell'ambasciata di New Delhi parlano di marò: "Siamo militari. Obbediamo ma non perdiamo il coraggio. Siamo abituati al sacrificio". L'India intanto insiste: "I marò devono essere processati da noi". Alta tensione in Italia. Ministero degli Esteri nella bufera. Attacchi arrivano da esponenti di tutti i partiti.
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