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Obama in Israele: «Pace in Terra Santa»

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Il presidente Usa incontra Peres e Netanyahu: «Alleanza eterna» In Cisgiordania faccia a faccia con i vertici dell'Autorità palestinese

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Prima visita di Barack Obama in Israele. Un viaggio di tre giorni carico di speranza, di buoni propositi, di programmi, offerte e soluzioni interessanti. Il presidente americano è stato accolto ieri con gli onori militari all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Il capo della Casa Bianca, accanto al presidente israeliano Shimon Peres e al primo ministro Benyamin Netanyahu - tutti e tre in completo scuro e cravatta azzurra - ha ascoltato gli inni nazionali. Il presidente è subito partito in elicottero per Gerusalemme dove ha incontrato Peres nella sua residenza ufficiale e ha cenato con Netanyahu. Oggi in Cisgiordania faccia a faccia coi vertici dell'Autorità Nazionale Palestinese. Tutto sotto la protezione delle forze speciali, rafforzate da 15mila agenti della polizia israeliana che si incaricheranno di vegliare sulla sicurezza. Grande attesa a Ramallah per l'incontro col presidente palestinese Abu Mazen e a Betlemme per la visita alla basilica della Natività, l'unico luogo religioso che Obama visiterà (non andrà né in templi ebrei né nelle moschee). Sabato, prima di partire alla volta della Giordania, farà visita al cimitero dove sono sepolte le principali figure del movimento sionista e israeliano e al Museo dell'Olocausto. Prima dell'arrivo del presidente, il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha visto nella notte a Gerusalemme Itzhak Moljo, l'inviato del premier israeliano Netanyahu per il dialogo con i palestinesi. L'incontro - svoltosi al King David, l'hotel dove alloggia anche il presidente Obama - è stato dedicato agli sforzi per far riprendere i negoziati di pace tra israeliani e palestinesi, in stallo dal 2010. Obama ha ribadito «l'alleanza eterna» con Israele e «l'impegno incessante» degli Stati Uniti per la sua sicurezza». «Gli Usa - ha aggiunto - sono al fianco d'Israele perché è nel nostro interesse nazionale. La pace deve tornare in Terra Santa. Considero questa visita come un'opportunità per riaffermare l'incorruttibile legame tra i nostri due Paesi». Non è passata inosservata la riflessione sui palestinesi: «Ci batteremo per uno Stato sovrano che viva in pace con Israele. I palestinesi devono sentire di essere padroni del loro destino, ma la sicurezza di Israele non è negoziabile». Il primo ministro Benyamin Netanyahu: «Stendiamo la mano verso i palestinesi. Lavoriamo insieme per raggiungere uno storico compromesso che metta fine al lunghissimo conflitto.Grazie per aver sempre difeso Israele e per aver affermato in maniera inequivocabile il diritto sovrano del nostro Stato a difendersi contro ogni minaccia». Calorosa anche l'accoglienza del presidente Shimon Peres: «Il popolo israeliano - ha detto - desidera che lei si senta a casa. Benvenuto». Gli alti comandi dell'esercito israeliano hanno mostrato al presidente i nuovi sistemi anti-missile messi a punto con il finanziamento degli Usa. Inevitabile il riferimento al programma nucleare iraniano. «Tutte le opzioni sono sul tavolo - ha spiegato Obama - per risolvere la disputa. C'è ancora tempo per una soluzione diplomatica ma Israele non dovrà rendere conto agli Usa se deciderà di attaccare». E spunta pure l'incubo Siria nel giorno in cui il comandante della Nato James Stavridis afferma: «Missili Patriot schierati in Turchia per abbattere le difese aree siriane. Pronti all'intervento militare». Gran Bretagna, Francia e Usa hanno chiesto allOnu di aprire un'inchiesta sulle armi chimiche nel conflitto siriano. Obama ha ribadito che il loro uso sarebbe un errore tragico. «Il regime - ha evidenziato - sarà responsabile di qualsiasi utilizzo di queste armi». La presenza del capo della Casa Bianca ha scatenato anche proteste. Decine di palestinesi hanno manifestato e bruciato bandiere statunitensi a Gaza. Il deputato Uahia Musa, uno dei leader di Hamas: «Questa visita è contraria agli interessi del popolo palestinese e ai suoi diritti legittimi».

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