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Pensioni, il diktat di Banca d'Italia: italiani fuori dal lavoro a 67 anni

Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco

Le raccomandazioni al governo

Filippo Caleri
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Forte del pensiero della Banca d'Italia, che ha in mano la cassa del Paese, per gli italiani che aspettano la pensione non sembra esserci speranza. Non ci sarebbe nessuno spazio per bloccare l'adeguamento dell'età pensionabile all'aspettativa di vita, previsto nel 2019. Dal prossimo gennaio è previsto, infatti, l'innalzamento dell'età pensionabile che passerà a 67 anni, 3 mesi in più rispetto ad oggi. Inutile sbraitare e battere i pugni sul tavolo. Anche volendo. Le risorse non ci sono. E soprattutto non si troveranno visto che la misura dovrebbe essere finanziata con ulteriore deficit oltre ai circa 10 che la manovra dovrebbe autorizzare. Dunque per consentire il blocco dello scatto degli ulteriori tre mesi ci sarebbe bisogno o di nuove tasse (impossibile sotto elezioni) o ulteriori tagli di spesa (che andrebbero a comprimere i servizi già). I sindacati non mollano e stanno esercitando una pressione sui sindacati che hanno inserito la richiesta come uno dei punti principali del documento inviato al Governo tra quelli da discutere nei prossimi incontri. Ma già nelle settimane scorso, proprio durante il tavolo tra ministero del Lavoro e parti sociali per discutere delle tematiche previdenziali, erano arrivati segnali negativi dal ministro Giuliano Poletti visto le scarse risorse a disposizione. Dunque la questione diventa politica. Perché la parte economica è segnata. Già ieri due istituzioni del calibro della Corte dei Conti e della Banca d'Italia hanno chiesto a chiare lettere di "non fare passi indietro sulle pensioni, delle modifiche potrebbero mettere a rischio i conti pubblici". Un invito a confermare l'adeguamento automatico stabilito dalla legge Fornero. Alle nuove evidenze sulla spesa pensionistica non bisogna rispondere con "ulteriori restrizioni dei parametri sottostanti al disegno di riforma completato con la legge Fornero; si tratta invece di cogliere ancor meglio il senso della delicatezza del comparto e confermare i caratteri strutturali della riforma, a partire dai meccanismi di adeguamento automatico di alcuni parametri (come i requisiti anagrafici di accesso alla evoluzione della speranza di vita e la revisione dei coefficienti di trasformazione). Ogni arretramento su questo fronte, esporrebbe il comparto e quindi la finanza pubblica in generale a rischi di sostenibilità", ha affermato il presidente della Corte dei Conti, Arturo Martucci, nel corso dell'audizione in Parlamento sulla nota di aggiornamento al Def. Sulla stessa linea il vice direttore generale della Banca d'Italia, Luigi Federico Signorini: "Le ultime proiezioni sulla spesa pensionistica mettono in evidenza l'importanza di garantire la piena attuazione delle riforme approvate in passato, senza tornare indietro", sottolinea nel corso dell'audizione. Certo i sindacati non l'hanno presa bene. E non senza una punta polemica va registrata la presa di posizione della Uil. "Banca d'Italia, lo diciamo con il rispetto che merita l'istituto, farebbe bene ad occuparsi della condizione del sistema bancario italiano, che tanti miliardi è costato e costa agli italiani, invece di intervenire su temi come quello delle pensioni che spettano al Governo e al Parlamento» ha spiegato il segretario confederale, Domenico Proietti. 

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