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Capitano Ultimo: "La morte di Riina? Riguarda lui e dio"

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E in Cosa nostra parte la corsa alla successione

Davide Di Santo
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"E' una questione che riguarda lui, la sua famiglia e Dio. Non ho niente da dire". Il colonnello Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo che arrestò Totò Riina 24 anni fa, risponde così alla richiesta di un commento sulla morte del "boss dei boss", stanotte a Parma. Le condizioni cliniche di Riina si sono ulteriormente aggravate e poi precipitate una decina di giorni fa, quando dal reparto detenuti dell'ospedale Maggiore è stato trasferito in terapia intensiva-rianimazione, fino alla morte alle 3.37 di oggi. Il primo ricovero del boss a Parma era avvenuto il 13 dicembre 2015. La successione a capo di Cosa nostra Con la morte del "capo dei capi" della mafia siciliana si apre la corsa alla successione. "In questo momento non vedo boss mafiosi in grado di potere sostituire al comando di Cosa nostra il boss Totò Riina", ha detto l'ex Procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi e oggi pm nel processo sulla cosiddetta trattativa tra Stato e mafia, che per anni si è occupato di indagini antimafia nel palermitano. Parlando della successone di Riina in Cosa nostra, Teresi dice: "Sono convinto del fatto che siccome non è stato un evento imprevisto o traumatico, tutto ciò che in Cosa nostra si doveva muovere per individuare un successore si è già mosso". "La morte di Riina è stato semmai un ulteriore input affinché quella programmazione si rendesse operativa - dice ancora Teresi - Ma, come dicevo, in questo momento non vedo una figura del panorama mafioso di primo piano. Non vedo una figura che possa avere quel carisma che ha caratterizzato la centralità di Riina". "Fine del centralismo dittatoriale" E parlando del boss latitante Matteo Messina Denaro, il pm Vittorio Teresi ha detto: "Ha la capacità criminale di Riina in astratto, ma non so se in questo momento abbia il seguito che deve avere un capo unico". "Probabilmente, da un po' di tempo è finito il tempo del centralismo dittatoriale. Si cercherà, immagino, una gestione più collegiale per fare convergere le diverse anime che sono sempre quelle interventiste e trattativiste". E aggiunge: "Cosa nostra in questo momento non ha interesse di tornare allo scontro con lo Stato, per questo dubito che Messina Denaro possa avere un ruolo di capo unitario". Maria Falcone: si porta segreti nella tomba "Resta il forte rimpianto che in vita non ci abbia svelato nulla della stagione delle stragi e dei tanti misteri che sono legati a lui", ha detto Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso dalla mafia, a proposito della morte del boss. "Per lui - ha aggiunto - questo sarà il momento più difficile perché dovrà presentarsi davanti al tribunale di Dio a rendere conto del sangue e delle lacrime che ha fatto versare a degli innocenti".

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