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Pochi principi e molti pastori nel collegio di Papa Francesco

Vaticano, Ingresso in Conclave ed il giuramento dei cardinali elettori

Silvia Sfregola
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La geopolitica delle periferie di Papa Francesco bussa anche alla porta del Conclave. Con l'annuncio di ieri, il collegio cardinalizio rinnova la pelle seguendo il filo rosso di Bergoglio: pochi principi e tanti pastorì, poca Europa e molto Mondo. Un Concistoro che sarà anche un incoraggiamento alle zone del mondo più difficili per i cattolici, dove sono perseguitati, in minoranza o mai rappresentati da un cardinale. Il 19 novembre, giorno che precede la chiusura del Giubileo straordinario della Misericordia, ci saranno, oltre a quattro nuovi presuli ultraottantenni, 13 nuovi votanti: 3 europei, 2 africani, un asiatico, uno dell'Oceania e 6 americani tra cui 3 statunitensi (oltre a Farrel, i vescovi di Chicago e Indianapolis). "Wow, I guess were back" ("fantastico, suppongo che siamo tornati in pista", ndr) è stato il commento su Twitter dell'ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede Ken Hackett. L'ambasciatore si riferisce al fatto che non c'erano nuovi cardinali statunitensi dal concistoro del 2012. Considerati i quattro presuli che compiranno 80 anni (Jaime Lucas Ortega y Alamino, Nicolás de Jesús López Rodríguez, Théodore-Adrien Sarr e Ennio Antonelli), e che dunque non potranno più votare, dal 31 dicembre la composizione del collegio cardinalizio sarà di 211 membri, dei quali 107 elettori e 104 non elettori. "I criteri per scegliere i nuovi cardinali saranno gli stessi dei due concistori. Verranno un po' da tutto il mondo, perché la Chiesa è in tutto il mondo. Mi piace che si veda, nel collegio cardinalizio, l'universalità della Chiesa, non solo il centro europeo" aveva detto Bergoglio il 2 ottobre, durante la conferenza stampa sul volo di rientro da Baku. Tra i nuovi elettori spicca monsignor Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria che il Pontefice ha deciso comunque di far rimanere a Damasco. "Questa porpora va alla Siria, alle vittime della Siria, a tutti coloro che soffrono per questo terribile conflitto. Quindi la porpora è per questa gente, per i tanti bambini che soffrono, per tanta povera gente che paga le conseguenze di questo terribile conflitto" ha detto ieri alla Radio Vaticana. Ma viene anche rappresentata la Repubblica Centrafricana, da dove Bergoglio il 29 novembre scorso ha anticipato l'apertura del Giubileo, il Bangladesh (che ha annunciato visiterà il prossimo anno), l'Isola Mauritius e la Papua Nuova Guinea. Gli italiani, per il momento, restano il gruppo più numeroso del futuro conclave, con 25 elettori. Non sono arrivate le nomine più sussurrate, come quella del regista del Giubileo, monsignor Rino Fisichella, prefetto del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova evangelizzazione, o quello dell'arcivescovo di Venezia, monsignor Francesco Moraglia. Ma neanche quella del sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Becciu, e del prefetto della Casa Pontificia, assistente personale di Ratzinger, Georg Ganswein. Niente Curia, dunque, o quasi. L'unico a ricevere la berretta porpora sarà monsignor Kevin Joseph Farrell, irlandese ex vescovo di Dallas, negli Stati Uniti, recentemente nominato dal Papa alla guida del nuovo Dicastero per laici, famiglia e vita. Tra i 121 elettori ci saranno quindi 54 cardinali europei, 17 nordamericani, 4 centroamericani, 13 sudamericani, 15 africani, 14 asiatici e 4 oceanici. Tra i non elettori notevoli c'è don Ernest Simoni, sacerdote albanese sopravvissuto alle persecuzioni dalla dittatura comunista, nel gruppo dei non votanti. Quando il Papa lo incontrò nella visita a Tirana del 2014, ascoltò la sua testimonianza drammatica commosso fino alle lacrime. Condannato a morte, don Simoni fu costretto ai lavori forzati per 25 anni, ma esercitò celebrò clandestinamente fino alla caduta del regime nel 1990.

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