Cristiana Collu una carriera «folgorante»
di Gino Agnese
Certamente bisogna rivolgere un augurio di buon lavoro alla dottoressa Cristiana Collu, nominata direttore della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, che è il museo d'arte moderna e contemporanea più grande e più importante d'Italia. Ella si troverà di fronte ai temi e ai problemi con i quali, spesso con successo, si confrontarono i suoi predecessori: i quali dovettero misurarsi anzitutto, soprattutto, con un'esiguità di bilancio che è scandalosa. Però, dopo gli auguri (che sono sinceri, perché il bene della Galleria è nel cuore di tutti) è doveroso raccontare ai lettori qualcosa della dottoressa Collu. Dire che la sua carriera appare spettacolosa sarebbe esagerato. Mentre è vero che nel suo andare ha compiuto balzi inattesi. E dunque. Il nuovo direttore (o direttrice) si laurea a 24 anni, presso l'Università di Cagliari, in arte medievale. Tre anni dopo consegue a Madrid un dottorato non già in questa disciplina ma in «Museum studies» e le basta per essere subito chiamata a dirigere il Museo d'Arte della Provincia di Nuoro. Ci resta fino al 2012. Poi viene chiamata a dirigere il MART di Rovereto-Trento, museo d'arte moderna e contemporanea di rilevanza non soltanto nazionale, specie per le testimonianze del Futurismo. È una nomina che sorprende tutti. Ora il Ministero dei Beni Culturali fa sapere - vagamente purtroppo, e sorvolando - che Cristiana Collu «vanta decine di pubblicazioni in materia d'arte contemporanea» e che è «docente di museologia e arte contemporanea in diverse università italiane». Ed eccoci a un intoppo, che càpita a Cristiana Collu dopo tre anni di direzione del MART, una direzione che a molti fa rimpiangere quella di Gabriella Belli. Nove mesi fa prende d'aceto il rapporto tra il direttore (o la direttrice?) e l'Amministrazione del MART, che è emanazione della Provincia Autonoma di Trento. E perché si guasta irrimediabilmente il rapporto? Si guasta perché si verifica che è costata troppo, smisuratamente troppo, una mostra aperta tuttora e fino al 30 settembre: «La guerra che verrà non è la prima. 1914-1918». Prima che la licenziassero, la dottoressa Collu sdegnata si dimette, e immantinente viene candidata ad altri incarichi. Ma subito avviene che, per intanto - e siamo al maggio scorso - va a dirigere un museo in Sardegna: l'Istituto Superiore Etnografico Regionale di Nuoro. Ed è da lì che fa poi il salto a Roma, alla GNAM.
Dai blog
Generazione AI: tra i giovani italiani ChatGPT sorpassa TikTok e Instagram
A Sanremo Conti scommette sui giovani: chi c'è nel cast
Lazio, due squilli nel deserto