in germania

Merkel cala ma resta prima. I Verdi rubano voti ai socialisti

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Agenzia Vista

Cdu/Csu in calo ma sempre primo partito, boom dei Verdi, un tonfo storico per la Spd, l’ultradestra dell’Afd schiacciata ad un risultato ben al di sotto delle aspettative; la Germania che esce dal voto europeo mette è un terremoto per gli equilibri di Berlino, nonostante l’arrembaggio del populismo di destra si sia infranto contro l’onda verde degli ambientalisti, che per la prima volta nella storia diventano seconda forza politica a livello nazionale. «Un risultato molto deludente», ammette la leader socialdemocratica Spd, Andrea Nahles, mentre il capo dell’Afd, Alexander Gauland, parla di «una campagna elettorale difficile». Nella Cdu di Angela Merkel prevalgono sentimenti contrapposti, di fronte alle proiezioni di Zdf e Ard: con un’affluenza che supera il 60% - il livello più alto sin dal fatidico 1989 - l’unione Cdu/Csu rimane prima forza con il 27,9, ma lascia sul terreno quasi 7 punti rispetto alle europee del 2014. Se la Spd segna un risultato definito «catastrofico» dai media tedeschi con il 15,6%, i Verdi sono i vincitori del giorno, con un posizionamento che oscilla tra il 20,8% e il 21,8%. L’Afd cresce rispetto al voto Ue del 2014, ma perde quasi due punti in confronto alle elezioni nazionali di due anni fa, quando entrò per la prima volta nel Bundestag: una delusione certa, considerando che solo pochi mesi fa i sondaggi apparivano ben più generosi con l’ultradestra. Per i socialdemocratici, la giornata di oggi è doppiamente amara. Si votava anche per rinnovare il parlamento del Land di Brema, il più piccolo della Germania, storica roccaforte dell’Spd: hanno dovuto lasciare il posto di prima forza politica a favore della Cdu, cosa che non accadeva da 73 anni. In sostanza, il partito che fu di Brandt e di Schmidt si ferma al 24,5%, una debacle di otto punti rispetto al 2015, la Cdu cresce di quattro punti al 26,5%. Ottimo risultato per i Verdi, al 18,5%: praticamente hanno il cerino in mano, senza di loro nessuna coalizione è possibile a Brema. Poco più che irrilevante l’Afd, bloccata ad un risultato che oscilla tra il 5 e il 7%. Difficile dire cosa accade qui: un’alleanza con Spd-Cdu è stata esclusa, la coalizione rosso-verde è stata punita dalle urne. Che il doppio voto di oggi avrà un impatto sulla Grosse Koalition di Frau Merkel è certo: gli osservatori ritengono che la Spd non regga allo tsunami e decida di fare le valigie sotto la spinta dell’ala sinistra del partito - storicamente ostile alla Groko - cercando di riscostruirsi un’identità ed un nuovo profilo all’opposizione. La conseguenza potrebbero essere elezioni anticipate ed un addio prima del tempo di Merkel alla cancelleria (il mandato scadrebbe nel 2021), mettendo in moto anche il tema di una eventuale collocazione europea dell’attuale cancelliera, vera convitata di pietra del valzer delle poltrone che si aprirà tra Bruxelles e Strasburgo. D’altronde, non è che le cose siano semplici per la leader della Cdu, Annegret Kramp-Karrenbauer: troppo debole per imporre il proprio verbo e fragile nei sondaggi, nei quali Merkel è ancora prediletta sullo scranno della cancelleria. Peraltro, un rimpasto di governo è comunque necessario, dato che la ministra alla Giustizia Katarina Barley lascia il suo posto, essendo eletta all’Europarlamento come candidata di punta dell’Spd. Si coglierà l’occasione, date le emorragie elettorali, per riposizionare il governo in diverse caselle oggi considerate deboli, o ci si limiterà a sostituire Barley? Da parte sua, Kramp-Karrenbauer aveva già annunciato per inizio giugno un vertice a porte chiuse della Cdu, annuncio che da solo aveva già scatenato mille speculazioni sul futuro della stessa cancelliera. Nei primi commenti a caldo, gli osservatori in Germania sono concordi su una cosa: in questa campagna elettorale ha avuto un peso notevolissimo il tema della difesa del clima e le marce dei ragazzi di «FridaysForFuture». I Verdi hanno sottratto rispettivamente oltre un milione di voti, secondo i primi calcoli, sia a Spd che a Cdu/Csu. Tra gli elettori compresi fra i 18 e i 24 anni il partito ambientalista è stato di gran lunga il più votato, con un risultato che supera il 34%. Afferma il segretario generale dei socialdemocratici, Lars Klingbeil: «Questo voto non può restare senza conseguenze». Non c’è nessuno, tra Berlino e Bruxelles, che non sia disposto a dargli ragione. (agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev)