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Maradona "re immortale" del calcio. Napoli lo ricorda così

Napoli, 26 nov. (askanews) - Diego Armando Maradona è stato il re della città. Ed è scritto fuori dallo stadio che porterà il suo nome. Le giocate straordinarie, le fughe in avanti e i gol. Genio, sregolatezza ma soprattutto cuore. E il popolo napoletano non dimentica e non dimenticherà.

Molti i tifosi che si sono radunati intorno al tempio del calcio partenopeo. Il vuoto è dentro ognuno di loro, in ogni napoletano. Fuori l'incredulità, proprio come quando la morte ti porta via qualcuno che ami.

"Io non sapevo niente. Mi ha chiamato mia figlia. Mi ha detto: sai che è morto Maradona. Camminando con la macchina mi sono fermato. Ho frenato. Non sapevo cosa fare. Era una cosa simile a quando muore un parente, mio padre, mai madre".

A Fuorigrotta regna una strana atmosfera, triste, irreale. Una festa al contrario. Un addio. Come se dopo essere arrivato palleggiando il 5 luglio 1984 al San Paolo, dopo essere stato acquistato, solo ora se ne fosse andato.

"E' morto il calcio. Stop. Non c'è più niente. Il cuore non batte più. Batteva solo per lui. Ormai non è un ricordo, sta qua, sta con noi. Io l'ho vissuto da quando è arrivato. Pagai 1500 lire. In curva B erano avevamo 90.000 persone. - Un vero Masaniello - Non esiste. Io stavo lavorando. Tenevo 10 anni. Ero alla Fiera della casa e vendevo palloncini. E arrivò questa notizia. Quella sera la gente tutta riversa per le strade, per via Caracciolo. E ancora doveva arrivare".

Un vero leader insomma, anche nelle entrate, ma soprattutto in queste ore, nell'addio dal popolo che lo amava tanto.

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