privacy e sospetti

Lo smartphone ci ascolta? Sentite cosa dice il presidente di Microsoft

Davide Di Santo

Vi è mai capitato di parlare di qualcosa con i vostri amici o con la vostra famiglia per poi imbattervi, mentre navigate su internet, in pubblicità relative proprio a quell'argomento? Ebbene, non siete soli. Il sospetto che le tecnologie che usiamo quotidianamente possono trasformarsi in orecchie indiscrete talvolta coglie anche, udite udite, il presidente di Microsoft in persona.

Brad Smith, avvocato 61 enne di Milwaukee e veterano della Silicon Valley, in occasione della firma in Vaticano di una carta che impegna Microsoft e Ibm a uno sviluppo etico dell'Intelligenza artificiale, ha rilasciato un'interessante intervista a Repubblica. Ebbene, leggete cosa dice Smith quando Jaime D'Alessandro gli chiede della raccolta di dati a insaputa dei cittadini e del "capitalismo della sorveglianza", definizione coniata dalla sociologa Shoashanna Zuboff per descrivere l'economia digitale: "È provocatoria, ma fa riflettere. Ci sono dei servizi molto usati, nelle mani di poche compagnie, che raccolgono molte informazioni poi usate nella vendita di pubblicità. Pochi giorni fa ad esempio ero a New Orleans in vacanza. Avevo affittato un caravan e subito dopo ho iniziato a vedere spot sul Web di veicoli del genere anche se non ho mai visitato un solo sito dedicato a questi mezzi. Ecco, credo sia importante chiarire come queste cose avvengono. E sarebbe anche necessario sapere come i social scelgono le notizie visualizzate dalle persone perché è un elemento importante nella vita democratica di un Paese".

  

Parole che, al netto delle strategie dei colossi tech sullo scacchiere globale del digitale, fanno un certo effetto visto che a proferirle è uno dei più potenti uomini della Silicon Valley. Ecco, la prossima volta che ci viene in mente di acquistare dei doposci o di iscriverci a un corso di folklore andino e poi, magicamente, ci troviamo il telefonino pieno di pubblicità di moonboot e video di Delfin "hasta el fin" Quishpe (cercatelo, merita...), pensiamo a Brad Smith e alla quantità di informazioni personali che forniamo, quasi sempre con il nostro superficiale consenso, alle compagnie digitali in cambio dei loro servizi. Se è preoccupato lui...