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Coppa Davis, Italia in finale con l'Australia. Super Sinner: batte Djokovic due volte in un giorno

Luca De Lellis

Adesso manca solo un passo. Ma questi ragazzi una piccola grande pagina della storia dello sport nostrano l’hanno scritta abbondantemente. L’Italia del tennis si aggrappa alle spalle di Jannik Sinner e stacca il pass, 25 anni dopo l’ultima volta, per la finale di Coppa Davis. Era il 1998 e la Nazionale di Andrea Gaudenzi incassava un durissimo 4-1 dalla Svezia. Ora l’avversaria dell’ultimo atto di Malaga sarà l’Australia, che evoca ricordi negativi risalenti alla finale persa nel 1977, l’anno dopo l’impresa compiuta della leggendaria squadra composta da Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli. Ancora oggi la prima e unica “insalatiera” conquistata dall’Italia. Ma ormai è storia passata: la storia di oggi è quella di una festa a tinte azzurrissime, con un Sinner meraviglioso sugli scudi, che prima nel secondo singolare e poi nel doppio decisivo insieme al suo amico Lorenzo Sonego, ha per due volte nel giro di poche ore surclassato il numero 1 del mondo Novak Djokovic. La Serbia è battuta 2-1 in rimonta, e dopo la sanguinosa sconfitta di Lorenzo Musetti nel primo singolare sembrava un Everest insormontabile. Ma partiamo con ordine.

Il viaggio per l’ottava finale di Coppa Davis è infatti partito in salita. Musetti, scelto a sorpresa per il primo singolare contro il numero 55 del mondo Miomir Kecmanovic dopo varie esclusioni del capitano Filippo Volandri, parte benissimo. Vince il primo set ribattendo colpo su colpo, spuntandola al tiebreak. Ma poi si innervosisce e si scioglie, incassando un pesante 6-2, 6-1 che sovverte gli equilibri della semifinale. Sembrava questa la partita da vincere a tutti i costi, ma Musetti non ha retto la pressione e forse anche la disabitudine a giocare a certi livelli da un periodo abbastanza lungo ha inciso. È 1-0 per la Serbia, che ora ha il suo matchpoint con il più forte di tutti, Djokovic.

  

Di fronte però c’è Jannik Sinner, che ha tutta la voglia di vendicare la finale di una settimana fa alle Atp Finals di Torino. E di matchpoint sulla racchetta il serbo ne ha addirittura tre sul 5-4 a favore nel terzo set, dopo aver perso il primo 6-2 e aver ottenuto il secondo parziale con lo stesso score. Solo che Jannik non avverte alcuna paura, non nutre alcun tipo di timore reverenziale. Con personalità senza senso e proprio "alla Djokovic", annulla le palle del match e si riporta sul 5-5. Lì avviene il miracolo: il serbo rimane con la testa su quei punti e si deconcentra. L’alto-atesino gli strappa il servizio e chiude con un 7-5 finale dopo 2 ore e 32 minuti di lotta senza quartieri. E' 1-1, si arriva alla "bella".

Per il doppio Volandri va sul sicuro: ancora i due moschettieri, Sinner e Sonego, come contro l’Olanda. Dall’altra parte della rete ancora Djokovic, insieme a Kecmanovic. È un tripudio di sorrisi e cattiveria agonistica. Di là solo facce preoccupate e tanta disabitudine a giocare in doppio, con un contorno di polemiche del solito Djokovic con il pubblico. Diretta conseguenza di ciò è il 6-3, 6-4 che chiude i conti, non poteva essere altrimenti. Appuntamento a domenica, c’è ancora da fare l’ultimo passo. Siamo leggermente favoriti contro gli australiani, ma diciamolo a bassa voce. Oggi la gioia è troppo grande per pensare al domani.