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Lazio-Roma, Zaccagni decide il derby: esplode la gioia biancoceleste

Luca De Lellis

La corsa sfrenata di un ritrovato Zaccagni a regalare un abbraccio ai suoi tifosi dopo aver messo in buca d'angolo il gol decisivo. La Lazio fa doppietta nei due derby stagionali disputati, non accadeva da undici anni. E l’espulsione di Ibanez, al terzo disastro della storia delle sue stracittadine, il secondo consecutivo. Se dovessimo sintetizzare il secondo Lazio – Roma della stagione potremmo partire da questi due frame. L’euforia biancoceleste per un altro 1-0 inflitto ai rivali di sempre, da una parte. La tristezza del tifo giallorosso dall’altra, figlia di un film già visto più volte. Non tanto e non solo per l’ingenuità, pur clamorosa e recidiva, di Ibanez. Ma perché la squadra di José Mourinho gioca un calcio non coraggioso, spesso speculativo, che in qualche caso è anche giusto da adottare e può ripagare. Vedi la trasferta di giovedì a San Sebastiàn. In altre circostanze servirebbe invece andarsi a prendere la partita, volerla vincere in tutto e per tutto. E questo derby ha dimostrato che in questo senso i giallorossi devono ancora lavorare tanto.

Come in ogni stracittadina che si rispetti la tensione in campo si avverte in maniera palpabile. Si respira elettricità in tutti i contrasti, e l’arbitro Massa deve sedare gli animi subito con il primo cartellino giallo a Ibanez dopo meno di 8’. Stessa sanzione riceve dall’altra parte Luis Alberto per un brutto intervento su Zalewski. Zaccagni manda ai matti Mancini sulla sinistra e offre un bel pallone dentro a Felipe Anderson che però calcia debolmente tra le braccia di Rui Patricio. Ma l’episodio clou, che indirizza il resto del match, capita poco dopo la mezz’ora di gioco. Break di Milinkovic sulla trequarti campo difensiva su uno stop a inseguire di Ibanez, che già ammonito lo stende. Doppio giallo e rosso inevitabile. La Roma, già impostata su una gara d’attesa e ripartenza, si abbassa ancora di più, e la Lazio fa fatica a trovare varchi per imbucare sui movimenti del tridente piccolo. Si arriva all’intervallo senza ulteriori squilli.

  

Nella ripresa Mourinho torna a 3 dietro, inserendo Llorente per Dybala. La conseguenza è che la Roma rinuncia totalmente alla fase offensiva per dedicarsi a quella difensiva. Ma se Rui Patricio è super prima sulla botta da fuori di Luis Alberto, poi su Pedro e il colpo a botta sicura di Felipe Anderson, non può nulla sul colpo da biliardo di Zaccagni, che sfrutta il buco di Zalewski. Ci sarebbe anche la reazione immediata dei giallorossi con l’autogol di Casale provocato da Smalling, ma il centrale inglese è in fuorigioco sul colpo di testa di Mancini respinto dal febbricitante Provedel. Mourinho prova a tornare con un atteggiamento più offensivo con gli ingressi di El Shaarawy e Solbakken, ma i suoi non creano granché.

Esplode in un boato incredibile la Curva Nord. La Lazio si gode l’ambo e Maurizio Sarri può festeggiare anche per il momentaneo secondo posto. Ma soprattutto per aver allungato a +5 sul quinto posto, occupato proprio dalla Roma. Che potrà incolpare Ibanez, certo, ma guardandosi allo specchio potrà solo recriminare per quei tentativi che non ha mai fatto.