tennis

Roger Federer, addio tra lacrime e applausi. L'ultimo match alla Laver Cup

L'ultima notte del re. Roger Federer ha giocato a 41 anni la sua ultima partita da professionista, l’ha fatto in doppio con il suo grande amico e rivale di sempre Rafa Nadal. La coppia ormai ribattezzata sul web ’Fedal’ è stata sconfitta dagli americani Frances Tiafoe e Jack Sock, che si sono imposti con il punteggio di 4-6, 7-6, 11-9 nella sfida tra Europa e Resto del Mondo alla Laver Cup. Al termine dell’incontro, il campione svizzero si è sciolto in lacrime e al centro del campo ha ricevuto l’abbraccio di compagni, avversari e del pubblico.

 

  

Leggi anche:  #iltempodioshø

Quando i giocatori di entrambe le squadre sono stati presentati prima dell’incontro all’Arena O2, Federer è stato l’ultimo ad emergere da un tunnel che porta sul campo. I tifosi, già abbastanza rumorosi per Nadal, Novak Djokovic, Andy Murray e gli altri, si sono alzati per una lunga standing ovation dedicata a Federer mentre sollevavano le fotocamere del telefono per catturare il momento. L’addio al tennis della leggenda svizzera, vincitore di 20 titoli del Grande Slam, segue quello di Serena Williams, vincitrice di 23 titoli major in singolare, agli US Open tre settimane fa dopo una sconfitta al terzo turno. Inevitabilmente quando due campioni di quel calibro smettono di giocare ci si interroga sul futuro di un gioco che entrambi hanno dominato per decenni. 

 

Federer ha annunciato il suo addio nel corso di un toccante videomessaggio sui social la scorsa settimana, spiegando che il suo ginocchio destro, operato per ben tre volte, non è in grado di permettergli di continuare a giocare. In totale Federer ha vinto 103 titoli nel tour maschile, con 1.251 vittorie in partite di singolo, secondo solo a Jimmy Connors nell’era Open. Tra gli altri record, quello del più anziano numero 1 del Mondo a 36 anni nel 2018 e le 10 finali consecutive del Grande Slam, vincendone otto, dal 2005 al 2007. 

 

 

 

 

 Come succede ai comuni mortali: c’è un punto, un momento, in cui la storia gira e non ci puoi fare nulla se non accettare quel momento. Alla 02 Arena di Londra prima dell’ultimo match della vita si è visto Roger abbracciare Severin Luthi, suo compagno di avventure tennistiche praticamente da sempre; lo si è visto aspettare il suo (ultimo) turno da agonista al tavolo con Rafa mangiando un piatto di pasta. E quindi si è visto Novak Djojovic vivere una serata da comprimario seduto in tribuna con i compagni del Team Europe, lui che sarà l’ultimo dei Fab Four a cessare l’attività; conscio che mai riuscirà in ciò che resta della sua carriera a conquistare i cuori degli appassionati con i membri delle premiata ditta Fedal. Si è visto Andy Murray soffrire come un ragazzino e perdere contro Di Minaur; e anche lui avvertendo con tutti i sensi che la serata di addio di Roger avrebbe rappresentato di fatto la sigla finale di un’epoca irripetibile non solo del tennis ma di tutto lo sport; e di quest’epoca è stato anche lui un protagonista e a pieno titolo.

Quanto mancherà a tutti quelli che amano il tennis quel signore che sorride con la racchetta in mano; e che più passano i giorni più somiglia al padre, seduto in tribuna al fianco di mamma Linette. Mancherà quel suo toccare la palla con una leggiadria di ispirazione divina; e mancherà quell’armonia dei movimenti che è ormai rimasta visibile solo nel servizio e nei colpi eseguiti con i piedi ben piantati per terra. L’ultima apparizione di Roger Federer da tennista in attività (pur dopo 14 mesi di stop) questo ha detto: il grande svizzero, che al fianco di Rafa Nadal ha perso in tre set contro gli americani Tiafoe e Sock il doppio che ha chiuso la prima giornata di Laver Cup è già è entrato in un’altra fase della sua vita.

Si sono visti McEnroe, Borg, Rod Laver in tribuna, Ann Wintour, un po' di Federer’s world sparso, tutti un passo indietro per non togliere nemmeno una lama di luce al Re. Chi era presente alla 02 Arena, come sempre hanno fatto i federasti, ricorderà il doppio di ieri sera contro Sock e Tiafoe per quel dritto che, iscrivendosi ai colpi magici dello svizzero, si è infilato in uno spazio microscopico fra il paletto e la rete penetrando nel campo avversario. Non era buona, ovviamente. Ma che importa. La magia non ha bisogno di trasformarsi in un punto per essere celebrata. Di Pelè si diceva fosse in grado di colpire un cucchiaino collocato in una tazzina di caffè: con quel colpo Roger potrà dire di aver preso possesso di tutto il campo da tennis. Tutto, comprese le zone magari erogene ma proibite dove nessuno aveva mai fatto passare una pallina. (AGI) - Roma, 24 set. - Poi all’una e venti ora italiana Roger mette a segno una volèe spettacolare di dritto e ripensi a Tony Roche che tanto ha lavorato sul suo gioco a volo; a Stefan Edberg, in tribuna c’è anche lui, che gli ha cambiato il rovescio a tutti quelli che sono saltati in piedi per vent’anni travolti dalle sue prodezze. In piedi come i 20.000 dello stadio che partecipano alle lacrime copiose che scendono dagli occhi di Roger, dopo un match point mancato e dopo le sue ultime strette di mano. «È stata una giornata meravigliosa e io sono felice e non triste. Mi sono goduto le ultime volte, compreso l’allacciarmi le scarpe, non potrei essere più felice. Volevo che questo fosse una festa, era quello che speravo». Piange Roger. Piangono Mirka e mamma Linette, piangono i quattro figli, piange Rafa, trattiene la lacrime e fatica Nole. Roger e Rafa seduti l’uno a fianco dell’altro. Immersi nella maliconica dolcezza che accompagna la sigla finale di una storia meravigliosa. La loro ma anche quella di tutti quelli che con loro hanno vissuto e magari cresciuti. Mai nessun tennista ha chiuso la carriera così. Forse perchè uno così non c’è mai stato. Finisce con un abbraccio di tutti: Mirka i genitori, le figli, i figli, i compagni di squadra, gli amici, Rafa. Noi.