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Dopo la Juve anche l'Inter pronta a tagliare gli stipendi

Katia Perrini
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Dopo la Juventus, anche l'Inter sarebbe pronto al taglio di stipendi a causa dell'emergenza Coronavirus. «C'è disponibilità» da parte del tecnico Antonio Conte, dello staff tecnico e dei giocatori dell'Inter, ad una riduzione degli stipendi per la restante parte della corrente stagione sportiva, per la grave situazione legata al coronavirus. Lo apprende l'Adnkronos da fonti interne al club nerazzurro. «Poi quando ci sarà uno scenario più chiaro valuteremo il da farsi», spiegano ancora dall'Inter. Sulla questione è intervenuto anche il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina: «Tutti devono concorrere, quota parte, per fronteggiare la crisi dovuta all'emergenza Covid-19. Per questo ho apprezzato molto l'iniziativa della Juventus, in particolare ho elogiato l'azione decisiva di Chiellini e Bonucci che si sono fatti interpreti presso i loro compagni di un'esigenza impellente per il loro Club». «La Juventus ha curato i propri interessi, un taglio di quella cifra riesce a riequilibrare o dare solidità al proprio bilancio. Magari se l'avesse concordato con le altre società e con i calciatori sarebbe diventata una misura erga omnes, così riguarda soltanto loro - è il punto di vista del responsabile comunicazione della Lazio, Arturo Diaconale - La Lazio prenderà una decisione insieme a tutte le altre società, sicuramente il taglio degli stipendi dei giocatori è una misura che può aiutare le casse delle squadre, ma va trattata».  «La Juventus ha già un accordo con i propri calciatori per un taglio consistente che la mette a riparo su vari fronti. Il mondo del calcio avrebbe bisogno di un minimo di buon senso. Nessuno dice che il coronavirus non esiste, ma va detto che non potrà impedire il ritorno alla normalità e bisogna impegnarsi nel guardare il post pandemia», prosegue Diaconale. E sulla chiusura del campionato conclude. «Credo ci siano dati oggettivi che portano Lazio e Napoli ad avere interesse nel portare a termine il campionato. In questo caso la comunanza degli interessi porta automaticamente ad avere delle sintonie». Per Demetrio Albertini, presidente del settore tecnico della Figc, «con il coronavirus il calcio ha preso coscienza dello stato dell'arte. Ora la cosa più importante è organizzare la ripartenza. Pianificare. Anche club come Barcellona e Real Madrid pagheranno il prezzo della crisi, ma ha ragione anche l'Aic: i calciatori faranno sforzi, in Italia però ci sono situazioni diverse da valutare». Il taglio stipendi della Juve è una via valida: «È quella da seguire, ma non c'è una legge quadro e si spera che ognuno si attenga alle decisioni della Lega - ricorda l'ex centrocampista del Milan e della Nazionale - Il calcio non è un mondo a parte, non c'è bisogno di supereroi, ma di entrare nel mondo degli altri. Il virus porta all'uguaglianza. Nulla sarà come prima. Questo è un momento triste che resterà nella storia. Il messaggio che do ai miei figli è che devono fare qualcosa di eccezionale, come hanno fatto i nostri nonni nella seconda guerra mondiale». Su Instagram, l'ex rossonero ha battibeccato con Inzaghi sulla ripartenza dei campionati: «Non ho litigato, siamo amici e con Pippo non ho problemi. Ma mi dà fastidio che si pensi che se non ripartiamo c'è sotto qualcosa. La priorità è la salute. Anche io vorrei che si tornasse a giocare, anche io vorrei uscire di casa, oggi, anzi ieri. Ma se uno pensa al convoglio tragico di Bergamo non può non concordare che il primo dovere è riflettere. Anche io come tutti ho perso qualcuno che conoscevo. I social sono spesso una questione di pancia, volevo esprimere il mio dissenso con certe frasi. Comunque, entro aprile dovremo capire se giocare o congelare».

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