Rugby

"Questa Italia ha gran voglia"

Alessandro Fusco

Mata Maxime Esuite Mbanda è italiano e tiene moltissimo alla bandiera del suo Paese, orgoglioso di difenderla giocando nella nazionale di rugby. In tempi di immigrazione, ius soli, polemiche politiche è bene sgomberare da subito il campo. Mbanda è talmente italiano che si sta appassionando alla lirica, strano ma non troppo per un rugbista:«Domenica scorsa ho assistito al Rigoletto a Parma, bellissimo!». Figlio di un cittadino del Congo e di madre pugliese, Maxime è nato a Roma: «Mio padre - sorride - venne in Italia, prima a Bari e poi a Roma, per studiare medicina, in particolare chirurgia. Con una borsa di studio è stato prima a Bari per trasferirsi poi a Roma studiando presso la facoltà di medicina de La Sapienza. Nella Capitale conobbe mia madre e dalla loro unione sono nato io. Restammo a Roma fino a quando io avevo tre anni, poi ci fu il trasferimento a Milano per ragioni di lavoro dei miei dove sono cresciuto conoscendo il rugby». Ma il legame con la città eterna è ancora fortissimo: «Il nostro quartiere di riferimento è Colle Salario dove abbiamo ancora la nostra casa. I miei zii e cugini sono tutti qui e ogni occasione è buona per raggiungerli, feste comprese». Nell'infanzia milanese il primo contatto con il rugby: «In terza elementare avevo due amici in classe che giocavano e mi proposero di andare. All'epoca ero molto più grosso dei coetanei (anche adesso non scherza con i suoi 189 cm per 106 kg) dunque andai e mi trovai subito molto bene. Soprattutto il gruppo e il legame di amicizia tra i giocatori mi conquistò immediatamente. Più tardi, crescendo e continuando a giocare a rugby, presi maggiore consapevolezza dell' importanza del sistema di valori che il nostro sport trasmette ai praticanti. Il rispetto per l' avversario, per le regole e per l' arbitro chiamato a farle rispettare ha per me un valore enorme nella formazione di uno sportivo, qualcosa che ritrovi poi nella vita». Affermatosi nel Calvisano Mbanda, classe 1993, è esploso nelle Zebre Rugby nel campionato Pro14 : «Questa stagione è cominciata molto bene, stiamo cominciando a raccogliere i frutti del lavoro dello staff bianconero e di quello della nazionale che ci segue costantemente. Personalmente raggiungo buoni risultati nel placcaggio e nel lavoro sui punti d' incontro, ora sto lavorando per migliorare i miei punti critici che riguardano soprattutto l'attacco». Siamo alla vigilia del Sei Nazioni 2018, quali sono gli obiettivi della squadra e personali? «Il nostro ct Conor O' Shea ci ripete sempre che in ogni partita il nostro focus deve essere quello di fornire la migliore prestazione possibile. Detto questo tutto il gruppo ha una gran voglia di prendersi finalmente qualche soddisfazione che sul campo significa vincere. Non è mai facile, soprattutto in un torneo difficile e equilibrato come il Sei Nazioni, dove ci confrontiamo con cinque delle migliori squadre al mondo». Quest' anno sembra la Francia la squadra ad avere maggiori problemi. «Non è mai corretto puntare su questo, le squadre lavorano per migliorare e abbassare la guardia ti espone a figuracce. Noi lavoriamo duramente sui nostri limiti e speriamo di dare presto gioie ai nostri appassionati». Che tipo di sensazioni offre ai giocatori l'Olimpico pieno? «L'emozione del momento in cui saliamo le scalette dagli spogliatoi e entriamo in campo è indescrivibile, sentiamo molto l' affetto della gente. Quando siamo in ritiro all' Acquacetosa l' atmosfera è incredibile e questo ci regala una carica eccezionale negli allenamenti, Roma è ormai la nostra casa e teniamo tantissimo a fare bene». E allora tutti all'Olimpico dove il 4 febbraio arriva l' Inghilterra, n.2 del ranking mondiale. Si va verso il tutto esaurito: «Daremo tutto per la maglia e per la gente che verrà a sostenerci,abbiamo fame di vittorie».