SPORT E POLEMICHE

Il giallo di "coach" Alex Schwazer

Davide Di Santo e Giada Oricchio

«Purtroppo non ci sono più posti per il mio consulting normale che prevede regolarmente la mia presenza. Le posso offrire le tabelle di allenamento. Per questo servizio chiedo 100 euro al mese + iva». Questo risponde Alex Schwazer a un atleta che chiede via email di essere allenato dal marciatore che, dopo la seconda squalifica avvenuta alla vigilia dei Giochi di Rio, si sta pubblicizzando come coach con un sito. Prezzi popolari per avere al proprio servizio una stella, anche se offuscata dagli scandali e provata dai presunti complotti. Come desiderare di più? Schwazer però marcia sul filo del rasoio e il suo ennesimo tentativo di rinascita è pieno di incognite e di ostacoli. A partire dai tanti limiti del codice mondiale antidoping che dovrà rispettare per evitare di cadere in nuove sanzioni. Un rischio che investe anche molti degli atleti che si stanno affidando al proprio idolo. E sono tantissimi. Il fatto è che il marciatore altoatesino si propone come personal trainer per neofiti e semplici appassionati che vogliono provare l’ebbrezza di correre una stracittadina con l’aiuto di un personaggio il cui fascino è accresciuto dall’essere considerato, da molti e forse a ragione, un martire dei poteri forti dello sport. E per evitare guai - e mettere nei pasticci chi si affida a lui - non dovrebbe accettare di collaborare a livello professionale con atleti tesserati con federazioni sportive, circostanza vietata dai regolamenti internazionali dell’antidoping. Ma davvero lo fa? Pubblichiamo in questa pagina la richiesta che abbiamo inviato al sito schwazer-coaching.com dove l’altoatesino pubblicizza, e con successo, la sua nuova attività. «Salve, sono un appassionato di mountain bike tesserato FCI ma vorrei provare una volta a correre una maratona (...). Sarei onorato di lavorare con lei». Il messaggio è chiaro: sono iscritto alla Federciclismo. La risposta è questa: «Purtroppo non ci sono più posti per il mio consulting normale che prevede regolarmente la mia presenza fisica durante gli allenamenti dei miei clienti ed il confronto giornaliero con i dati dell’allenamento quotidiano. Le posso offrire le tabelle di allenamento che verranno fatte considerando il suo potenziale, il suo tempo a disposizione giorno per giorno in modo di fare gli allenamenti più impegnativi nelle giornate meno stressanti ed i suoi obiettivi. La tabella dura una settimana, poi arriva una nuova a base dei suoi progressi. Per questo servizio chiedo 100 euro al mese + iva. La durata (...) va da un minimo di tre mesi ad un massimo di 12 mesi. Se la offerta la può interessare la prego di mandarmi (...) delle tabelle di allenamento che ha seguito in precedenza perché vorrei capire dove dobbiamo migliorare.». Che dire, non conosciamo i prezzi per l’allenamento personale, ma quelli per la versione «a distanza» sono popolari, in linea con l’abbonamento a una palestra alla moda. Il problema, però, sarebbe un altro. Secondo le disposizioni dell’agenzia mondiale antidoping Wada contenute nell’articolo 2.10 del codice, Alex, squalificato e dunque ineleggibile, non può collaborare con chi è iscritto a una federazione e non può presenziare a incontri ufficiali. Inoltre è fatta esplicita raccomandazione agli atleti di verificare che il loro trainer non sia squalificato o sospeso: «Non devono lavorare con coach, allenatori, medici o figure assimilabili che sono ineleggibili a causa della violazione di una regola sul doping». Le disposizioni sono chiare, ma resta da acclarare il modo in cui Schwazer intende lavorare. In sostanza, Alex può fare il personal trainer di atleti amatoriali ma poi si dice disponibile a seguirne uno che si dichiara tesserato. Inoltre, la proposta di allenarlo a «distanza» non appare giustificata dalla necessità di rendere il rapporto non professionale. Infatti il marciatore afferma di essere al completo, facendo intendere che in caso contrario avrebbe potuto assistere di persona l’atleta. Abbiamo cercato di chiedere chiarimenti all’ex azzurro attraverso un suo collaboratore, con esito negativo. Schwazer, inoltre, è squalificato come atleta, non come allenatore. Ma qualora diventasse ufficialmente un tecnico, è quasi scontato che la squalifica verrebbe estesa anche a questa nuova attività. La circostanza di un atleta ineleggibile che inizia di fatto ad allenare non è espressamente formulata dal codice Wada, ma è più di una possibilità che possano esserci pesanti ripercussioni per il tecnico e i tesserati che si dovessero associare a lui. Nel caso di Schwazer sono già molti, perché a poche ore dal lancio del sito l’agenda del marciatore aveva già esaurito le pagine bianche. «Purtroppo fino a maggio 2017 non posso aiutarla in quanto ho già raggiunto il numero massimo di atleti che riesco a seguire bene. Finite le competizioni della prima parte del 2017 si liberano dei posti», rispondeva a una nostra richiesta. Già sold out, ma occhio al codice.