fsdsfd fsdsfd fsdffsd Stavolta ci ha pensato Romero

  Dopo il flipper di Belo Horizonte, non è bastata una partita a scacchi lunga 120 minuti per decidere chi dovrà andare a sfidare domenica a Rio il caterpillar tedesco guidato dall'imperturbabile Loew. Dalla lotteria degli undici metri è uscito il nome dell'Argentina bestia nera dell'Olanda già castigata nella mitica finale del '78 con la doppietta di Kempes nel mondiale «rifiutato» dal Pelé bianco Johan Cruijff. Per gli Orange, ottima squadra ma lontana anni luce dal calcio totale degli anni Settanta, sfuma di nuovo il sogno mondiale divenuto ormai una sorta di maledizione. Doveva essere la sfida tra Messi e Robben e invece è stata una gara tattica, fatta di attesa e paura: difese protagoniste assolute, Romero su tutti (due i rigori parati). Perché forse l'epilogo tragicomico dell'altra semifinale, quella che il giorno prima aveva messo il Brasile di fronte a tutti i suoi limiti, ronzava ancora nella testa dei ventidue scesi in campo per guadagnarsi il diritto di andare a Rio e continuare a sognare. L'Albiceleste ci era arrivata faticando non poco, ma risolvendo sempre grazie al talento infinito di Messi che ha più volte tolto le castagne da fuoco al professor Sabella. Gare difficili come quelle con l'Iran, la Bosnia, la Nigeria, fino al gol a tempo scaduto con la Svizzera prima dell'ultima fatica contro un Belgio spompato. L'uomo della svolta è stato sempre lui, il quattro volte Pallone d'Oro, grande assente però della semifinale vinta ieri sera contro l'Olanda. Ma alla fine migliaia di Papa Francesco (la maschera del pontefice ha impazzato a San Paolo) hanno potuto festeggiare in casa dei rivali di sempre, guadagnandosi sul campo il diritto di provare a riportare la Coppa del Mondo in Sudamerica. Domenica sarà Germania-Argentina, il derby dei Papi l'hanno già ribattezzata, una finale pazzesca tra la squadra piu forte e quella che probabilmente ha il giocatore che può fare la differenza. Ma stavolta la differenza l'ha fatta Romero.