Parte il campionato di lancio del telefonino
Qualcuno pensa alla suocera, altri preferiscono «ispirarsi» ai politici o al capoufficio. Chiudono gli occhi, un attimo di raccoglimento e via, tirano a tutto braccio, il più lontano possibile. Sono loro, gli eroi per caso del campionato italiano di lancio del telefonino, il gioco più liberatorio, dissacrante e «fantozziano» dell’estate. Cultori di un gesto degno delle Olimpiadi aziendali del ragionier Ugo, ribellione goliardica agli obblighi quotidiani e al tecnostress della modernità. D’altronde in Italia il 97% dei maggiori di 16 anni possiede un telefono cellulare. Più degli americani e dei cinesi. Anche per questo che l’imprenditore comasco Massimo Galeazzi ha ribattezzato «sport nazionale» la sua creatura. Nata nel 2009 come gioco da spiaggia e da parco, la manifestazione tappa dopo tappa continua ad appassionare centinaia di «lanciatori» desiderosi di vendicarsi dell’amato-odiato cellulare. «Siamo arrivati alla sesta edizione del campionato italiano ed è una grande soddisfazione», racconta Galeazzi, che nella vita commercia - va da sé - in telefonini. Per le prime due tappe di quest’anno a Castiglion Fiorentino e Brescia si sono iscritte sul sito lanciodeltelefonino.com oltre 600 persone. Il fenomeno è figlio di manifestazioni simili che si sono succedute negli anni in diversi Paesi. I pionieri sono in Finlandia, patria della Nokia e nazione ad altissimo tasso di tecnologia, ma non si è mai andati oltre l’evento folkloristico. La versione italiana del lancio del telefonino, invece, punta a essere una vera disciplina sportiva con tanto di cellulari «omologati», classifiche e vincitori. «L’idea di fare un campionato con tutti i crismi mi è venuta quando per lavoro mi sono ritrovato in magazzino un carico di 5mila vecchi Telit, cellulari ormai obsoleti - racconta l’imprenditore - ma perfetti per una manifestazione come questa dove ogni lancio deve poter essere misurato e confrontato a quello degli altri partecipanti». E così quei vecchio Telit (66 grammi di peso senza la batteria) vengono utilizzati - e maltrattati - per anni dalla Sicilia alla Val d’Aosta. Un format che fa gola anche all’estero (è quasi fatta per la prima gara in Spagna, a Barcellona) e che si presta a essere declinato in vari modi, tanto che alcune associazioni vorrebbero fare una sorta di paralimpiade del lancio del telefonino dedicata alle persone con disabilità. Le regole sono poche e semplici. Ci sono solo due categorie di giocatori, i junior dai 13 ai 20 anni e i senior dai 21 in poi. Si può iscrivere chiunque a eccezione degli atleti professionisti nelle discipline del lancio come disco e giavellotto. Un solo tiro a disposizione a rincorsa libera e senza superare la linea di tiro, pena l’annullamento. Dopo la misurazione i dati vengono inseriti nel computer e viene così stilata la classifica ufficiale. Vince, naturalmente, chi lancia il telefonino più lontano. In caso di parità, i due o più contendenti ricorrono a un secondo tiro. Ma cosa si vince? «Al primo classificato va un bel telefonino - sghignazza Galeazzi - perché un riconoscimento è doveroso in qualsiasi competizione sportiva ma questa manifestazione nasce con spirito goliardico e il premio non può che essere ironico. La gente, comunque, non viene per il premio ma per passare una giornata diversa e un po’ bizzarra». Dietro a ogni lancio, poi, c’è una motivazione. «Presentando al microfono i giocatori chiediamo sempre a cosa o a chi penseranno al momento del lancio - spiega Galeazzi - e le risposte sono più o meno sempre le stesse: la suocera, il capoufficio, il vicino di casa. Anche se da qualche anno a questa parte i più gettonati sono i politici». Le prossime tappe saranno a Desio e sulla costa calabrese ma Galeazzi sta lavorando anche a un appuntamento romano. «Quasi quasi cerco di organizzarlo al Circo Massimo - scherza - dicono che non costa molto...».