Coppa Italia

LaLazio non uscirà dal campo con quattro gol sulle spalle. Stavolta no. Stavolta Petkovic vuole «la rivincita». Ore 21, stadio Olimpico, quarti di finali di coppa Italia. La Lazio sfida i siciliani col piglio da grande squadra, perché la classifica di questo campionato dice, a chiari punti, che i biancocelesti vanno guardati con rispetto. E forse sarà un caso, ma la Lazio ritrova stasera proprio quel Catania che, con quattro «ceffoni», aveva dato la scossa a tutto il gruppo. Quella sconfitta non ha fatto calare solo un'aurea di umiltà, ma ha generato uno scatto d'orgoglio. Petkovic lo sa, da quel giorno molto è cambiato nello spogliatoio: «Cosa successe? Sono piccole scosse che non si possono spiegare logicamente. Possono rinforzare l'orgoglio dei giocatori e del gruppo. Quando è aumentata la pressione la nostra squadra ha sempre giocato bene». La coppa Italia non è il campionato, come non è l'Europa League, ma per il tecnico biancoceleste resta un importante banco di prova per restare concentrati: «Queste partite sono fondamentali per la crescita, in campionato - spiega il bosniaco - stiamo facendo bene, domani affrontiamo il Catania. Ci sono diversi aspetti in ballo, come orgoglio e rivincita. Ritroviamo alcune forme di gioco trovate qualche settimana fa, mancano solo tre-quattro partite prima di raggiungere un obiettivo importante. E la maggior parte di queste si giocheranno in casa». In queste ore Petkovic ragiona sul turn-over, se giocare con una o due punte, anche se per lui, dice, il modulo alla fine conta poco: «4-1-4-1 o 3-4-3 non cambia niente». Lui è soddisfatto di vedere un gruppo che sta incarnando la sua idea di dedizione al lavoro, di vedere i giocatori reagire in campo da professionisti e, perché no, di poter dire di guidare una squadra che lotta per l'alta classifica: «Sono contento dei punti ottenuti fino adesso, vedendo indietro magari potevamo ottenere anche qualche punticino in più. Due-tre mesi fa partite come quella contro il Cagliari non le avremmo vinte. Stiamo migliorando mentalmente, invece dobbiamo essere più precisi sul campo, c'è ancora tanto su cui lavorare. Sul terreno di gioco ho avuto la conferma di avere a disposizione un gruppo valido e unito, anche nell'ambiente si comincia a respirare l'aria positiva che viviamo all'interno». È sereno il tecnico e non gli importa se indicano la Lazio come l'anti-Juve, lui continua a spiegare «che dobbiamo guardare solo a noi stessi» e i conti si faranno alla fine. «Quando si potrà dire che la Lazio è da scudetto? Quando vinceremo e ottorremo i punti meritatamente potrò sbilanciarmi». Intanto l'allenatore ha studiato fino a ieri sera, dopo l'allenamento di rifinitura, il modulo da mettere in campo. Dovrebbe riposare Klose, in favore di Kozak e Floccari. «Sono due tipi di giocatori diversi - racconta il tecnico -, anche il movimento di Klose cambia a seconda del compagno di reparto. Contro il Cagliari mi serviva più movimento e ho optato per Floccari». Dietro le due punte centrocampo a quattro con Gonzalez, Ledesma, Hernanes e Lulic, ma Cana scalpita e potrebbe conquistare un posto in mezzo al campo. Reparto arretrato: al riposo Marchetti, tocca a Bizzarri, Cavanda da una parte e Radu (Diakitè vorrebbe collezzionare la sua seconda presenza) dall'altra, in mezzo recupera Ciani che farà coppia con Biava per alzare il muro anti-Catania.