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Frabrizo Fabbri Nell'Acea Roma che vola Jordan Taylor, playmaker di 23 anni uscito nella scorsa estate dalla Wisconsin University dove si è laureato in «Business Marketing», si è ritagliato uno spazio da protagonista.

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Qualeè il segreto di un adattamento così rapido? «Secondo me il basket è basket ad ogni latitudine: America, Italia o Spagna che sia. Magari lo stile può cambiare, ci può essere qualche regola differente ma il concetto di gioco resta simile. Io rimango lo stesso Jordan Taylor che ero al college». Come ci si sente dopo aver fermato Varese, la capolista che non aveva mai perso? «Molto, molto bene. È straordinario vincere contro una squadra imbattuta. Ma l'importante è ricordarsi che si è trattato solo di una partita. Abbiamo ancora molto da fare in questa stagione. Ed i margini per migliorarci sono ampi». Lei sta stupendo tutti, ma se si vuole trovare il pelo nell'uovo c'è una percentuale insoddisfacente nel tiro da 3 punti. «Sono sorpreso da questa cosa perché quando giocavo a Wisconsin il tiro da 3 è stata una delle mie specialità. Posso e devo migliorare per mostrare questa dote anche in Italia». Siete un gruppo molto giovane. È d'accordo con chi vi paragona ad una squadra della Ncaa? «Ci sono delle differenze. Al college ogni mattina bisogna pensare allo studio perché ci sono le lezioni. Quindi si corre agli allenamenti. Ora invece il basket è "il lavoro". Ma fortunatamente lo svolgiamo in una città come Roma dove è fantastico vivere». In ogni partita giocata cresce la sua intesa con Lawal. Certo che se dovesse offrirle 1 euro per ogni assist trasformato in schiacciata rischierebbe di finire lo stipendio. «Penso proprio di sì (ride, ndc). Io provo a metterlo nelle migliori condizioni possibili. È bello passargli la palla perché sai già come andrà a finire: con una schiacciata! Aiutarsi l'un l'altro è uno dei segreti di questa squadra». Dove vuole arrivare la Virtus? «Dobbiamo continuare a giocare ancora in modo solido, con grande intensità: facendo questo credo che saremo in grado di battere chiunque». C'è qualche rimpianto nel cammino compiuto finora? «Sì, le sconfitte con Cantù, Milano, Siena, ma si tratta di grandi squadre. Quando avremo un'altra possibilità proveremo a batterle». Correre, difendere, divertirsi. Sono belli gli ingredienti quelli dell'Acea Roma. «Sì, è un modo di giocare che piace a me ed ai miei compagni. Cerchiamo di fare bene tutto ciò che dice coach Calvani: dobbiamo continuare in questo modo e con questo sistema settimana per settimana. Se ci riusciremo potremo fare molto bene». Che rapporto ha con Phil Goss? «È come un fratello più grande, ha aiutato me, ed anche gli altri ragazzi, a capire come funziona il basket europeo». Si sta avvicinando Natale. Che regalo si aspetta sotto l'albero? «Niente di particolare, voglio solo riabbracciare la mia famiglia visto che papà e mamma verranno a Roma. Non chiedo cose materiali, mi basta l'affetto dei miei cari. Anzi no, una cosa c'è: che i Minnesota Vikings della Nfl (football americano) si qualifichino per i playoff». Ora alle porte c'è l'insidiosa trasferta di Avellino. «Loro sono una buona squadra, più di quanto dica la classifica. Ma noi arriveremo a questa sfida sapendo ciò che dovremo fare per vincere. Se seguiremo le istruzioni di Calvani non ci fermeremo».

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