Domenico Latagliata Il calcio è bello (anche) perché è pazzo.

Ieri,in Germania-Portogallo, l'ennesima dimostrazione: perché a decidere il match è stato Mario Gomez, uno che alla vigilia non era dato titolare e che, soprattutto, aveva già visto Klose alzarsi dalla panchina e togliersi il fratino per sostituirlo. Invece, quando ormai nessuno se l'aspettava, SuperMario ha piazzato lo stacco vincente capace di permettere ai tedeschi di mandare il Portogallo al tappeto raggiungendo così la Danimarca in testa al girone B. Il primo tempo non era di certo finito dentro l'elenco dei patrimoni dell'umanità stilato dall'Unesco. A dirla tutta, pareva anzi che le due squadre si fossero scambiati i vestiti: la Germania metteva in scena il tic toc storicamente proprio del Portogallo. Il quale, affidato al «mourinhano» Bento, si chiudeva come nemmeno la più catenacciara delle squadre italiane: Ozil, secondo lo Special One «il miglior numero dieci al mondo», provava ad accendere la luce un paio di volte, ma la staticità di Gomez era imbarazzante e la mira di Podolski imprecisa. Quanto a Cristiano Ronaldo, lo si notava per un guizzo appena dopo il quarto d'ora, poi il nulla. Così, a metà gara il più pericoloso era Pepe, il quale colpiva la traversa con un tocco di destro che poi rimbalza sulla linea di porta. La serata a metà di Ronaldo proseguiva anche nella ripresa, quando sul sinistro gli capitava il pallone del possibile vantaggio: CR7 si faceva però recuperare da Boateng. A quel punto, Gomez si regalava la perla di cui sopra. Cosa che invece non faceva Ronaldo: un destro da fuori area controllato da Neuer, un paio di iniziative più presuntuose che altro e tanti saluti al Portogallo. Cui rimaneva il rammarico per una traversa colpita da Nani (ma era un cross sbagliato).