Disastro «rosso» Mercedes e McLaren ne approfittano

«Vero»nel senso che si è corso su un autentico circuito e in condizioni normali di pista anziché su un tracciato cittadino come quello di Melbourne o sotto il diluvio universale come in Malesia. Questo ritorno alla normalità, purtroppo, ha messo ferocemente a nudo l'abissale ritardo che divide la Ferrari dai team più forti (e non solo da quelli, perché ieri davanti alle rosse sono finite anche macchine di secondo piano quali Lotus e Williams). Una situazione che per certi versi potrebbe venir definita tragicomica se non fosse drammaticamente eloquente nella sua solare crudezza. Eh, sì, perché il podio del Gp di Cina rappresenta per la Ferrari un calcio sui denti assai più doloroso di quello apparentemente rappresentato dal semplice nono posto di Alonso e dall'ormai abituale tredicesimo di Massa. A vincere, dopo aver nelle qualifiche monopolizzato l'intera prima fila, è stata infatti la Mercedes, la squadra il cui direttore tecnico è l'italiano Aldo Costa, cacciato via con ignominia da Maranello un anno fa. E al secondo e terzo posto si è piazzata la McLaren, la squadra che è in costante e vertiginosa crescita da quando la Ferrari le ha tolto dai piedi Pat Fry, il geniale ingegnere cui la Scuderia ha affidato l'incarico che era di Costa. È vero che per certi versi la F1 è lo sport più di squadra che esista (perché la squadra è composta da centinaia e centinaia di «giocatori», dal più umile dei meccanici all'asso del volante), e dunque attribuire ogni responsabilità all'«allenatore» non è del tutto corretto. Però è un fatto che nel 2011 la Ferrari, dopo essere partita malino, stava recuperando rapidamente terreno – al punto da vincere a inizio estate il suo unico Gp in casa degli inglesi – quando Costa fu cacciato. Dopodiché, con Fry al timone, le cose sono andate sempre peggio, fino alla catastrofe di ieri, 37 secondi di abissale distacco in appena 56 girià. Ed è un fatto che la Mercedes, da quando c'è Costa, è passata dal ruolo di barzelletta a quattro ruote a quello di macchina da battere nonostante abbia una coppia di piloti tutt'altro che irresistibile. Così com'è un fatto che, andato via da Woking il signor Fry, la McLaren ha ritrovato il passo smarrito da ben tre anni. Questo triplice trend (Ferrari sempre più in basso, McLaren sempre più in alto, Mercedes in crescita esponenziale) dura ormai da abbastanza tempo da non poter essere considerato episodico. Credo di conoscere abbastanza bene Stefano Domenicali e la sua competenza da poter escludere che le catastrofiche scelte operate dalla Ferrari siano state farina del suo sacco. Per cui o a Maranello è successo qualcosa di così grave da imporre l'avvicendamento o tanto autolesionismo è inspiegabilmente nato dall'«altra parte della strada» (così, parlando nei corridoi della Gestione Sportiva, ci si riferisce alla poco distante fabbrica di vetture granturismo). Ah, saperla, la verità!...