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di Ginfranco Giubilo Torniamo alla normalità, una giornata di campioato che si esaurisce in un weekend, lo spezzzatino si limita agli orari, prima serata, notturna, poi brunch, altro pomeriggio affollato, un ultimo posticipo.

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Saràla Roma di Luis Enrique a verificare gli umori della capolista, una sfida alla quale la classifica non sembrerebbe concedere pronostici alternativi, ma che tuttavia nasconde qualche incognita: dettata dalle due vittorie a seguire dei giallorossi e dalle loro ritrovate speranze di poter ancora competere per l'Europa aristocratica. Alla vigilia, elegante scambio di complimenti tra i due tecnici, toni molto misurati, nessuna voglia di proclami, in fondo la Roma, non avendo nulla da perdere, può giocarsela in serenità su un campo raramente arcigno per i suoi colori. Se è vero, come è vero, che i gol di Totti hanno procurato spesso dispiaceri ai milanisti. E che a San Siro, con un rimpallo fortunato di Borriello, i romani hanno vinto nonostante avessero schierato da titolare il pachidernico Adriano. Compito estremamente difficile, nonostante tutto, quello di una Roma che ritrova il suo capitano, ma anche Pjanic, e potrebbe modificare, rispetto alla partita col Genoa, gli esterni di difesa, Rosi sulla destra e Taddei spostato a sinistra. L'affollata rincorsa al terzo posto chiama in causa, in serata, l'Udinese, ulteriormente mutilata dal referto di Rocchi, sul campo di un Palermo che sta vivendo un momento difficile, tutti sappiamo quanto labile possa rivelarsi la fiducia espressa a Mutti da Zamparini. Lazio e Napoli, le altre due pretendenti a una poltrona per la Champions, saranno entrambe inpegnate domenica pomeriggio. A guardare i numeri, particolarmente complesso il compito del Napoli, che si è appena assicurato la finale di Coppa Italia: scenderà al Massimino per frenare la marcia sorprendente del Catania, che rischia di proporsi come avversario diretto per lo stesso obiettivo. Ma neanche la Lazio, orfana di Klose, avrà vita facile: perché il Cagliari, ospite di turno, sembra avere ritrovato i motivi migliori con il ritorno di Ficcadenti. Del resto Cellino ha prodotto un'altra delle sue magie, licenziando in tronco Ballardini per «giusta causa», alla faccia dell'articolo 18, fin troppo chiacchierato in queste convulse giornate.

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