Ancora una sconfitta di misura.

Dueanni fa allo stadio Flaminio il risultato non aveva lasciato l'impressione che l'Italia avrebbe anche potuto vincere, ieri all'Olimpico sì. La diversità dell'Italia di Brunel è tutta qui e non è poco. La differenza sta nella voglia di segnare, di prevalere attraverso il gioco costruito, nella consapevolezza di avere i mezzi per competere al massimo livello e il desiderio irrefrenabile di dimostrarlo con i fatti. E non importa che le due mete marcate dagli azzurri contro l'Inghilterra siano arrivati da due situazioni episodiche, sono comunque espressione di una mentalità nuova che anela a segnare. Dopo quattro anni in cui la filosofia era quella di tentare di prendere meno punti possibili, ora la squadra scende in campo per cercare di marcare mete. Questo è un cambiamento fondamentale sulla strada della definitiva crescita dell'Italrugby, la via giusta per compiere il definitivo salto di qualità salendo l'ultimo gradino che la separa dalle grandi del pianeta ovale. Detto questo, è necessario sottolineare con lucidità che alcuni errori sono costati una vittoria alla portata della squadra di Brunel. Proprio un paio di sostituzioni del ct non hanno convinto. Nel momento migliore degli italiani gli avvicendamenti di Burton con Botes e di Ghiraldini - uno dei migliori in campo - con D'Apice sembrano aver contribuito a spezzare il ritmo in un momento in cui c'era bisogno di continuità. Ma l'errore decisivo pesa, dispiace molto dirlo, sulle spalle di Masi. Il maldestro calcio ribattuto da Hodgson che ha rimesso in partita l'Inghilterra nel suo momento peggiore non può non essere considerato decisivo. Oltre tutto, l'ariete abruzzese, una volta ricevuto l'ovale, ha avuto tutto il tempo per scegliere la soluzione ideale senza pressione. Certamente il campione azzurro si rifarà, ma intanto il match è andato. Per fortuna, e non suoni come un premio di consolazione, la vera vittoria è arrivata dagli spalti e dalla risposta del pubblico e della città. Vedere l'Olimpico gremito da 54.000 spettatori festanti nonostante la neve è una risposta magnifica sia a chi nutre ancora dubbi sull'importanza del rugby in Italia, sia alle stucchevoli polemiche sull'efficienza della città. La gente del rugby e la Capitale hanno risposto presente alla chiamata. La squadra è arrivata a un soffio, per scrivere la storia stavolta manca poco davvero.Alessandro Fusco