Il Cavallino ha perso la leadership del motore

Unasimile, massiccia occupazione delle caselle più avanzate della griglia di partenza da parte di macchine mosse dal propulsore tedesco sta infatti a significare che nelle ultime settimane a Stoccarda si dev'esser lavorato con particolare profitto e che le McLaren di Hamilton e Button avevano nell'occasione un'arma in più nella lotta contro il dominio della Red Bull. Vettel è perciò riuscito ancora una volta a battere le vetture inglesi più grazie alla propria bravura che alle doti della monoposto che guida. Ce lo conferma, d'altronde, la speed trap, cioè la cellula che rileva le velocità massime raggiunte: 313 chilometri orari per le McLaren, 308 per le Red Bull. Questo significa che oggi, in gara, per poter continuare a rincorrere la prossima medaglia (record di vittorie in una stagione, attualmente appannaggio di Michael Schumacher con 13, ottenute con la Ferrari nel 2004), Vettel dovrà non soltanto partire alla perfezione e imboccare davanti a tutti la sgradevole prima curva della pista - una novanta gradi secca solo in apparenza inoffensiva - ma anche riuscire a mettere un bel margine di sicurezza fra sé e tutti gli altri inseguitori nei primi due giri, in modo da non essere attaccabile quando diventerà possibile, per chi sta dietro, incrementare ulteriormente la propria velocità di punta attraverso l'uso dell'ala mobile. Se Hamilton e Button gli saranno vicini, infatti, il giovante tedesco non potrà in nessun modo resistere al loro tentativo di sorpasso. I progressi motoristici della Mercedes, dal canto loro, dimostrano altre due cose. Uno: nonostante il regolamento tecnico imponga ormai ai motoristi delle varie Case di realizzare V8 tutti meccanicamente identici, fissando misure a caratteristiche di ogni componente, resta un certo spazio di manovra utile per cercare miglioramenti nelle aree dell'accessoristica, dai cassonetti dell'aria di aspirazione agli scarichi, dai carburanti ai lubrificanti. Due: il motore non è un'invariante nella determinazione delle prestazioni delle macchine. Certo non è più il fattore decisivo, come negli anni gloriosi, ma nell'attuale situazione di estremo equilibrio anche una manciatina di cavalli in più, o un miglioramento nella curva della coppia, possono ancora fare la differenza. E scoccia dire che la Ferrari, che fino a ieri era l'indubitabile regina del settore (come dimostravano pure le buone performance di Sauber e Toro Rosso, motorizzate da Maranello) adesso sembra aver perso anche questa corona.