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segue dalla prima di Sport Anche se la classifica non ha ancora raggiunto picchi significanti, i soli cioè che possono offrire reali indicazioni sui possibili padroni e su quelli, anche di insigne lignaggio, vicini a firmare l'abdicazione.

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Difronte le due difese più solide del campionato, dopo quella miracolosa dell'Udinese, dopo sette giornate la miseria di un gol al passivo. Non è stato però un pari bianco senza palpiti, occasioni e pali da entrambe le parti a nobilitare lo spettacolo, i sardi di Ficcadenti a blindare il loro terzo posto in attesa della risposta della Lazio a Bologna. Nell'alta classifica balzano la Roma e il Milan, segni di riscossa dalle grandi metropoli visto che anche l'Inter è venuta a capo dei problemi che tradizionalmente il Chievo sa proporre alle rivali di turno. Adrenalina a mille nel «brunch» che si è trasformato in autentica abbuffata, sul piano spettacolare la più bella pagina del diario giornaliero. Su un campo come quello del Lecce, vero e proprio tabù per i rossoneri, il Milan è andato al riposo con tre gol sul groppone e quel pallido primo tempo non lasciava intravedere miracoli. Allegri, che fesso non è, ha individuato nelle difficoltà del centrocampo i problemi più vistosi, dentro Aquilani e Boateng per Ambrosini e Robinho, musica radicalmente cambiata. Kevin Prince mostruoso, tripletta fulminea a guadagnarsi il pallone delle gara, secondo consuetudine inglese saggiamente imitata. Poi, con un Lecce ormai in apnea, è arrivato anche il sorpasso con il vecchio Yepes, che in fase difensiva aveva sofferto non poco, ma non ha dimenticato la sua vocazione per il gol. Pochi ci avrebbebro creduto, ma in linea con Milan e Napoli, le più accreditate tra le favorite della stagione, c'è anche la Roma. Cliente scomodo il Palermo, che infatti ha avuto le sue grandi occasioni trovando sulla sua strada uno strepitoso Stekelenburg. Sul piano dei gol mancati, per altro, anche la Roma ha molti rimpianti, ci vorrà un po' di cinismo in più per evitare possibili disagi. Il forfait di Pjanic, punto di riferimento fisso nelle ultime partite, ha indotto Luis Enrique a lanciare Lamela, diciannove anni ma talento sicuro. Significativo che sia stato propio il baby argentino a decidere la partita, con un fantastico gol che vale a decretare indulgenza per qualche parentesi meno felice. Non finisce di sorprendere, il giovane tecnico spagnolo, con scelte che spiazzano puntualmente gli astrologhi della vigilia, segno che dall'ampio organico a disposizione Luis Enrique voglia individuare di volta in volta le soluzioni dettate dalle risposte del laoro settimanale. Poco entusiasmanti, magari, le preferenze accordate a Juan, che reclama spazio, ma deve anche impegnarsi a fondo per meritarle, e a Borriello, in qualche modo pesce fuor d'acqua in schemi che vanno perfezionandosi secondo auspici. Sopra le righe la prestazione di Gago in regia, così De Rossi non è stato costretto agli straordinari, preziosa la classe di Bojan in un finale che la rabbia del Palermo aveva reso incandescente. Auguri a Colantuono, che ha festeggiato al meglio il compleanno, doveroso omaggio alla sua Atalanta che è andata a prendersi tre punti a Parma: e che, senza il meno otto iniziale, sarebbe al secondo posto con la Lazio. Gianfranco Guibilo

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