Luis Enrique: "Questo è il mio calcio"

Lo avevano già condannato, già etichettato «sòla» e inneggiato il ritorno sulla panchina della Roma dei minestrari. Ma ieri sera il giovane Luis Enrique si è preso una prima rivincita sulle vedove del passato, mostrando un bel calcio, fatto di agonismo e voglia contro quella che finora era stata definita da tutti la prima della classe. Ma lui, nel suo stile, vola basso e pensa alle cose che ci sono ancora da fare: perché il cantiere giallorosso resta aperto e tutto dovrà ancora succedere. Così quando gli si fa notare che quella vista contro l'Atalanta è stata la miglior Roma dell'anno fa spallucce. «L'Atalanta ci ha messo in difficoltà, perché è la squadra più in forma del campionato: una formazione difficile da affrontare per noi, ma credo cha alla fine il nostro ritmo sia stato migliore». E ha conquistato definitivamente l'Olimpico: grande risposta dello stadio giallorosso, la vera vittoria di Luis Enrique. «Avevamo bisogno di questa vittoria per la simbiosi che si crea in questi casi tra tifo e squadra. Quando c'è la fiducia e ti senti lo stadio alle spalle è un'altra cosa. È importantissimo per la squadra. Quando abbiamo subìto il loro gol ho visto lo stadio venirci dietro perché la gente dimostra di gradire il nostro calcio: la pressione alta, la voglia sempre di andare in porta, di fare gol». Quindi il plauso alla squadra. «Sono contento di avere un gruppo di 20, 23 o 24 giocatori perché quelli mi servono per andare veloce: dodici o tredici non bastano. La strada è quella giusta, ma sarà ancora lunga e ci sono tante cose da migliorare». Sui singoli. «Simplicio si è comportato da grande professionista. Bojan? Contento per lui e per il suo gol, ma non esiste un tridente ideale: per me gioca chi sta meglio. Un gol alla Messi? No, non direi». Il derby è in arrivo e preoccupa lo stop di Totti. «Sì guarderò domani (oggi, ndr) la partita della Lazio, e lo farò anche con quelle precedenti: faccio il mio lavoro. Francesco non sembra una cosa seria, piuttosto un affaticamento muscolare, ma di questo ne saprà di più il medico dopo gli accertamenti: vedremo. Stekelenburg? Stava meglio, poi al mattino aveva ancora mal di testa e abbiamo preferito non rischiare». Tiz