I Duellanti sono costretti ad inseguire

Ognunodei confronti stagionali tra l'Inter e la Roma aveva la stessa, puntuale etichetta, «La Sfida», in secondo piano perfino nomi illustri della storia del calcio nazionale. Poi ha sancito un declassamento la Coppa Italia, terreno di conquista per nerazzurri e giallorossi, con quel balordo regolamento che rinnegava il tabellone di tipo tennistico per promuovere la lotteria del sorteggio, impossibile riproporre quella che era divenuta una finale storica. L'anno scorso, gli stenti di una Roma che in dissolvenza avevano mortificato l'immagine di un duello non più in linea con la tradizione. L'Inter verso il traguardo più ambizioso, prima di alzare bandiera bianca di fronte all'incedere imperioso dei rivali cittadini, i romanisti arrancanti nei pressi della zona Champions, prima di arrendersi alla malinconica realtà dell'Europa League. Tutta la nostaglia, tutti i rimpianti, condensati in questo sabato, così anomalo rispetto al rango auspicato dalle due tifoserie, già quasi una prova decisiva per il futuro dei nuovi allenatori. Certo, difficile mettere sullo stesso piano i problemi di Luis Enrique, ai primi timidi passi nel calcio italiano di élite, e quelli di Gasperini, ridotto da certa stampa a un suono inarticolato da fumetto, obbligato a riscontri concreti immediati. Fin troppo facile intuire come i margini di tolleranza da accordare al giovane tecnico spagnolo siano sicuramente più ampi. Luis Enrique ha avviato da poco il suo progetto, ma è dovuto partire dalla scomoda posizione di chi, i suoi nuovi interpreti, ha cominciato sì e no a guardarli in faccia. Come avere avviato l'opera, insomma, senza il supporto di un ritiro estivo a ranghi completi, il nuovo centrocampo privo dei tempi utili per un accenno di collaudo. L'avvio infelice trova la più ardua delle occasioni di riscatto con la trasferta del Meazza. Un confronto che però interrogativi pesanti pone anche all'altro tecnico, dopo il clamoroso tonfo della Favorita. E non tanto per il risultato, quanto per lo schiaffo che Miccoli e soci hanno affibbiato alle novità tattiche proposte da Gasperini, dalla fatiscente difesa a tre all'incredibile esclusione di Snejider, il talento più vivido. Luis Enrique, almeno, Totti non lo aveva relegato in panchina.