120 milioni buttati

Centoventi milioni di euro per non giocare. Centoventi milioni di motivi per litigare su una norma all'apparenza banale, la gestione degli allenamenti differenziati e dei calciatori fuori rosa, e mettere a rischio l'inizio del campionato di serie A, passatempo preferito degli italiani già schiacciati dalla pesante crisi economica e costretti in molti casi a rinunciare alle vacanze estive. Per comprendere le ragioni dell'infinita querelle tra Lega e Associazione calciatori sul rinnovo del contratto collettivo, scaduto nell'ormai lontano giugno 2010, basta dare uno sguardo alle rose dei club. Mancano meno di venti giorni alla chiusura del mercato, siamo allo sprint finale e qual è la principale preoccupazione dei presidenti? Vendere, vendere e ancora vendere per sfoltire il parco giocatori e limare gli sprechi. Altro che mister X. Prima di sognare Fabregas, Tevez o Giuseppe Rossi bisogna liberarsi dei calciatori in esubero, confinati ai margini e destinati all'oblio. Un mese fa erano 150, oggi sono ancora 112: un esercito sterminato, un problema tecnico per gli allenatori ma soprattutto un disastro economico per le società, considerate tra l'altro le difficoltà strutturali della serie A, incapace di curare i propri mali atavici (stadi vecchi, pochi spettatori e inadeguato sfruttamento del merchandising). E qui torniamo ai 120 milioni di euro iniziali, ingaggio complessivo lordo dei 112 giocatori in esubero. Non proprio bruscolini. Trattasi, per capirci, del 15 per cento dei circa 800 milioni «investiti» dai club negli stipendi dei calciatori, un tesoretto che potrebbe aprire le porte dell'Italia ai campioni sognati. Ma c'è un problema: liberarsi dei calciatori sgraditi è complicato, le società sono prigioniere di contratti onerosi e spesso fuori mercato. Un esempio? Guardate la Juventus. I risultati scadenti hanno spinto il club bianconero all'ennesima rivoluzione estiva: quest'anno sono già arrivati Lichtsteiner, Ziegler, Pirlo, Vidal, Pazienza e Vucinic, ma per completare la rosa mancano ancora un centrale difensivo e un esterno offensivo. Il problema principale del dg Marotta, del resto, è piazzare Amauri (4 milioni netti a stagione) e gli altri nove giocatori sgraditi al nuovo tecnico Antonio Conte, risparmiando così circa 30 milioni di euro. Anche le squadre romane sono alle prese con il problema esuberi. Rinnovato il parco attaccanti, la Lazio ha messo sul mercato Floccari (1.2 milioni netti a stagione), Makinwa (0.8), Foggia (0.9), oltre al portiere Carrizo e ai difensori Garrido, Zauri, Stendardo e Del Nero: cessioni che consentirebbero al club biancoceleste di risparmiare 13.5 milioni di euro. Nella Roma di Luis Enrique, invece, non c'è più spazio per Borriello (2.6), Simplicio (1) e ancora Rosi, Antunes, Barusso, Bertolacci, Virga e Okaka: al lordo sono 11 milioni gettati al vento. L'Inter ha sette giocatori sul mercato (tra cui Muntari, 2 milioni a stagione), al Milan sembra non esserci posto per Cassano (2.8), mentre il Palermo di Zamparini detiene il record degli esuberi: oggi sono 13, un mese fa erano il doppio! Il Napoli non sa come utilizzare Rinaudo e Cigarini, la Fiorentina cerca di piazzare Felipe e Cerci, il Bologna ha messo sul mercato il gioiellino Ramirez, l'Atalanta vorrebbe liberarsi di Bjelanovic. Ma gli ingaggi sono troppo alti, gli acquirenti scappano, le società piangono e litigano con il sindacato. E il campionato rischia di non partire.