Con la presentazione ufficiale di ieri sera all'Olimpico e l'incombere dell'esordio in Europa League, ormai distante meno di una settimana, il 2011-2012 della Lazio è a tutti gli effetti iniziato.

Percui i giochi sono fatti. La Lazio è questa ed è sulla base dell'assetto attuale che dobbiamo analizzarne potenzialità e prospettive. La cosa più confortante è l'entusiasmo che sembra regnare sovrano nella tifoseria e che potrebbe dare una bella spinta a tutto l'ambiente. Personalmente non riesco a capacitarmi di questa progressiva e apparentemente inarrestabile «romanistizzazione» del tifo biancoceleste, con il pendolo degli umori a oscillare da un estremo all'altro senz'altra motivazione che qualche titolo di giornale. Per me i veri laziali sono quelli che sanno conservare il senso critico anche nei momenti più positivi, pronti ad arricciare un po' il naso pure davanti a un 4-0 ottenuto giocando male (derby escluso, ovvio). Per cui figuratevi con quanta diffidenza sto vivendo questa vigilia inspiegabilmente euforica e inevitabilmente destinata a trasformarsi in aperta contestazione se le cose dovessero andare male. Anzi, dirò di più. Per altri versi quel che sta succedendo sulla piazza romana mi riempie addirittura di rabbia, perché vedo che la nuova Roma sta facendo cose da Lazio mentre noi stiamo facendo cose da Roma. La Roma, cioè, è ricca di idee, di progetti, di fermenti: punta su un tecnico nuovo e affamato che predica il bel gioco, ridimensiona i suoi califfi, investe sui giovani e dà spazio alla «cantera», riducendo i costi. Oltre a confermare sulla panchina il tecnico più vecchio e tradizionalista della Serie A, la Lazio rinnega invece se stessa e tutto ciò in cui Lotito ha sempre affermato di credere, acquistando costosissimi ex campioni un po' spompati, innalzando del 20 per cento il monte-ingaggi e facendo piazza pulita dei giovani, inclusi quelli (da Cavanda a Kozak) sui quali, pure, Reja l'anno scorso sembrava puntare forte. Credetemi, spero davvero che i fatti mi diano torto, ma a leggere quanto è stato fatto sul mercato e detto in questa lunga vigilia ho l'impressione che le cose abbiano preso una brutta, bruttissima piega. Faccio qualche esempio alla spicciolata. Reja e Tare che fanno i salti mortali per comprare Cana a suon di milioni e poi litigano su quelle che secondo loro sono le sue caratteristiche tecniche. Lulic - «il nuovo Kolarov» - ingaggiato per fare il terzino sinistro e dirottato a giocare all'ala destra. Il centro-boa Cissé che doveva fare i gol e invece dovrà proteggere la fascia sinistra, manco fosse Sculli. Zarate come sempre sulla graticola. Konko e Stankevicius attendati in infermeria. E vi risparmio il penoso balletto dei numeri cui abbiamo assistito in precampionato: 4-3-1-2, 4-4-2, 4-2-3-1, eccetera (quando con questi uomini l'unico modulo sensato sarebbe il 3-5-2). Insomma, come diceva Flajano, poche idee ma confuse. Altro che migliorare il quinto posto dell'anno scorso, secondo me. Qui c'è da pregare che Sant'Olympia, da lassù, ci dia una mano a non correre pericoli...