Il numero dei sedentari cala al 38%. Boom tra i più giovani I successi di Schiavone & Co. trainano le discipline minori

Labuona notizia arriva dal Comitato olimpico nazionale ed è contenuta nella ricerca «I numeri dello sport italiano - La pratica sportiva attraverso i dati Coni e Istat», da cui emerge un dato «rivoluzionario»: per la prima volta negli ultimi dieci anni, in Italia il numero dei sedentari è sceso al 38.3% dopo aver toccato il picco (41.1) nel 2006. «Nel 2010 - ha spiegato il segretario generale del Coni Raffaele Pagnozzi - un milione e 200 mila italiani si sono alzati dalla poltrona per dedicarsi allo sport. Un risultato importante. Ma la nostra ricerca, realizzata insieme all'Istituto nazionale di statistica, ha messo in luce altri dati incoraggianti: l'aumento nel numero dei tesserati, la distribuzione dei praticanti tra i diversi sport e soprattutto l'incremento dell'attività fisica nelle fasce giovanili». Quali le ragioni di questa riscoperta dello sport? «Un ruolo fondamentale va riconosciuto al progetto "Alfabetizzazione motoria nella scuola primaria" - ha osservato Pagnozzi - avviato nel 2009 insieme al Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca: la crescita dell'attività fisica nella fascia d'età 6-10 anni mostra la bontà dell'iniziativa». Una parte del merito, del resto, va riconosciuta ai buoni risultati ottenuti dagli atleti italiani: la Schiavone nel tennis, i fratelli Molinaro e il giovane Manassero nel golf, Pellegrini e Filippi nel nuoto. Fuoriclasse che hanno trainato lo sviluppo delle discipline «secondarie». «Il calcio resta naturalmente lo sport nazionale - ha dichiarato Pagnozzi - ma pallavolo, tennis, motociclismo, nuoto e golf hanno visto lievitare il numero dei tesserati». Il Coni ha ricevuto anche i complimenti di Rocco Crimi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport. «L'attività fisica è fondamentale per la crescita dei giovani e soprattutto per la salute - ha osservato Crimi - per questo ritengo importanti i risultati ottenuti, frutto dell'ottimo lavoro svolto dal Coni e dalle singole federazioni. I fondi destinati allo sport sono stati ben impiegati». La strada, del resto, è ancora lunga. Nonostante i progressi, il gap che divide l'Italia dagli altri paesi europei è grande. «Fino a 14 anni - ha spiegato Pagnozzi - il livello di sedentarietà è basso (16.9 per cento), poi i ragazzi cominciano ad abbandonare lo sport. Per evitarlo bisogna rafforzare l'impegno nelle scuole elementari, ma servono molti soldi, circa 70-75 milioni di euro». Un messaggio raccolto da Crimi. «Noi ce la mettiamo tutta».