Obbligati a vincere

E speriamo che le comunicazioni questa volta si sentano forte e chiaro: riscatto, rivincita, vittoria. Un solo grido, un solo ordine di scuderia. Maranello prova a chiudere con la notte delle streghe di Abu Dhabi svelando la nuova Ferrari. La data di presentazione, 28 gennaio, è la stessa di un anno fa, ma in casa del Cavallino evidentemente non sono scaramantici. C'era lo stato maggiore: il presidente Fiat John Elkann e l'ad Sergio Marchionne (possibilista su un ritorno dell'Alfa in F1), il presidente Ferrari Luca Cordero di Montezemolo e un parterre di vip e autorità. La «nascita» è stato il primo passo di un lungo viaggio per la F150 battezzata così in omaggio ai 150 anni dell'Unità d' Italia. Livrea con variazioni rosso-bianco ispirate al nuovo logo della Scuderia e tripudio tricolore: tre bandierine sulle pance e una bandiera lunga e grande quanto tutto il retro dell'alettone posteriore. «Abbiamo voluto dare un messaggio forte in un momento in cui in Italia c'è un tutti contro tutti», ha detto Montezemolo che, poco prima, ricordando la concretezza di Enzo Ferrari, aveva auspicato: «Vorrei fosse bruttissima e vincente». Quando Alonso e Massa hanno alzato il telo rosso, lo spagnolo dal pizzetto alla D'Artagnan, si è affrettato ad aggiungere:«Speriamo sia forte quanto è bella, affidabile e competitiva sul passo gara. Siamo pronti per la nuova sfida». Però la rabbia ribolle nelle vene: «Adesso ho i cellulari dei miei meccanici e li chiamo ogni due giorni per mettergli pressione». Yas Marina è il convitato di pietra, Alonso non la nomina mai direttamente. Se l'asturiano parla da leader, Felipe Massa la mette sull'orgoglio: «Se fossi in un team che non mi chiedesse di vincere il titolo non sarei qui. Voglio cancellare un 2010 negativo, sono tranquillo e penso di poter far bene». In effetti ha già una certezza: i nuovi pneumatici Pirelli regalano più aderenza all'avantreno, un vantaggio per il suo stile di guida. Abu Dhabi da dimenticare anche per Stefano Domenicali, team principal della Rossa: «Vogliamo riprenderci con gli interessi l'urlo che ci è rimasto in gola nell'ultimo Gp. L'obiettivo è talmente unico, che non lo nomino nemmeno». Niente storie, poche chiacchiere, conta solo vincere. Bella è bella, la F150, ma deve essere cattiva e predatrice. Deve consumare la vendetta di quella sciagurata corsa costata il titolo e valsa il terzo anno di astinenza dall'iride. Deve trasformare l'incubo del deserto in un sogno che unisca e non divida.