I fantasmi di Reja

Disinnescare al più presto una bomba pronta ad esplodere. È stato il pensiero fisso di Edy Reja nella settimana iniziata male con la Roma e finita peggio a Bologna. Evitare che un calo di condizione fisiologico possa trasformarsi in qualcosa di molto più pericoloso. Lo sa bene il tecnico. Perché una situazione simile l'aveva già vissuta due anni fa, quando alla quinta stagione sulla panchina del Napoli chiuse il girone d'andata al quarto posto, dopo aver guidato a lungo la classifica, e poi vide la sua squadra afflosciarsi sino a collezionare solo due punti in nove giornate. In quel caso la sua avventura si concluse con l'esonero. Difficile che una simile circostanza possa ripetersi adesso, ma alcuni aspetti accomunano quel Napoli alla Lazio attuale. All'epoca, lo ha raccontato lo stesso Reja, subentrarono problemi all'interno del gruppo, con una spaccatura tra il clan dei sudamericani e quello degli italiani. Inoltre, i vari Lavezzi & Co. peggiorarono la situazione rendendosi protagonisti di una vita notturna non proprio consona a degli atleti. Quello che è accaduto a Formello è assai meno grave, ma lo sfogo di Reja nel post derby e le parole di Mauri dopo il ko di Bologna sono indicative. Le bizze di Zarate, colpevole di «lassismo» in allenamento e del ritardo con cui si è presentato alla Paideia per degli accertamenti, hanno fatto infuriare il tecnico. E al tempo stesso avrebbero minato l'unità di un gruppo che aveva costruito sulla compattezza i propri successi. Sono questi i motivi che hanno spinto l'allenatore a parlare lungamente con la squadra alla ripresa di martedì. Si è discusso anche di tattica: alla fine si dovrebbe tornare al 4-2-3-1, un po' per convinzione, un po' per necessità, mancando molti attaccanti. Ma soprattutto ci si è guardati in faccia per siglare un nuovo patto simile a quello di Norcia. C'è anche qualcosa di diverso rispetto al Napoli di allora. Al quinto anno in Campania, il ciclo di Reja si era probabilmente chiuso. Con la Lazio, invece, complici operazioni di mercato autorizzate e ispirate dall'allenatore, si può parlare di interi capitoli ancora da scrivere. Anche per questo, per lavorare con più serenità e guadagnarne in autorità, il tecnico meriterebbe che quel rinnovo di contratto finora rimasto «patto tra gentiluomini» con Lotito, si trasformi al più presto in nero su bianco.