Menez l'insostituibile

A Roma va di moda parlare di scommesse. E se c'è chi si è affrettato a dare per vinta quella su Adriano, tutta invece ancora da verificare nonostante i progressi di Milano, una scommessa il club giallorosso l'ha vinta davvero: quella su Menez classe 1987. Arrivato nella capitale nell'agosto del 2008 quale prima mossa in prospettiva per un inevitabile dopo-Totti, aveva deluso non poco agli esordi con la maglia della Roma. Oggetto misterioso, giocatore incompleto, mezzo giocatore o giocoliere senza circo: la Capitale, come di consueto, era stata impietosa con il giovane talento francese frenato forse anche da un carattere introverso e spigoloso. Poi il chiarimento con Ranieri che ha iniziato a dargli spazio, ma soprattutto fiducia. E da lì è partita la trasformazione del giovane divenuto con il passare delle partite titolare inamovibile di questa seconda Roma targata Ranieri. Trasformazione alla quale ha contribuito, a sentir lui, anche l'amico Mexes: connazionale che invece ha capito da tempo quanto Roma può essere spettacolare e quanto bello sia indossare questa maglia e avere la stima di questo pubblico. Mexes gli è stato accanto nei momenti difficili, cercando di spronarlo e caricandolo per il riscatto: e adesso la Roma ne sta raccogliendo i frutti. Un solo gol quest'anno, contro l'Udinese, ma tanta fantasia e al servizio della squadra e una capacità di saltare l'uomo tipica dei grandi campioni. Quando Menez sta bene è un giocatore immarcabile, in grado di far breccia in qualsiasi difesa. E si trasforma sovente in uomo assiste anche partendo dall'esterno: come il gran gol messo sui piedi a Borriello proprio nell'ultima uscita di campionato a San Siro contro il Milan capolista: vittoria che ha tenuto aperto il campionato e rilanciato le ambizioni della Roma. Ranieri tra tattica e scaramanzia non lo toglie più e fa bene. Lì davanti, quando fa la formazione alla vigilia della gara, si parte da Menez e poi mette tutti gli altri. Non è un caso se il francese ha giocato quindici delle diciassette partite di campionato disputate finora: tredici delle quali da titolare e due subentrando a partita in corso. E non è un caso nemmeno che il suo unico gol stagionale sia arrivato proprio in una di queste due gare: quella con l'Udinese, a dimostrazione della sua capacità straripante di cambiar passo e aprire le difese avversarie. Dicono sia innamorato del pallone e forse in parte è vero (passare la palla non è la cosa che predilige): ma si sa, da sempre, genio e sregolatezza vanno spesso a braccetto.