Ferrari Assolta

Il Consiglio Mondiale della Federazione Internazionale dell'Automobile si è limitato a confermare la pena di 100.000 dollari di multa inflitta alla Ferrari per gli «ordini di scuderia» impartiti a Massa in occasione del Gran Premio di Germania. Niente sottrazione di punti né squalifiche aggiuntive, dunque. Non è un'assoluzione, visto che i fatti di Hockenheim erano noti, chiari e indiscutibili. È, piuttosto, una successo del buon senso e, soprattutto, il primo passo verso un ritorno ai tempi in cui la gestione della F1 non era drogata dalla politica. Il Consiglio Mondiale, infatti, ha dimostrato di aver recuperato il senso della realtà anche esprimendo l'unanime volontà di eliminare al più presto dal codice sportivo delle corse l'ipocrita regola che proibisce i giochi di squadra in una competizione più di squadra di qualunque altra, visto che le squadre hanno centinaia di «giocatori» e sono emanazione di colossi dell'industria automobilistica che investono centinaia di milioni di euro per esaltare la propria tecnologia e non i propri piloti. Più che della Ferrari - la cui linea difensiva era basata su una bugìa, cioè sull'affermazione di aver impartito a Massa consigli e non ordini - questa sentenza rappresenta una grandissima vittoria personale del neopresidente Fia Jean Todt, che ha dimostrato di avere non solo la volontà ma anche la forza necessarie a chiudere una volta per tutte la funesta era-Mosley, quella che aveva portato la F1 sull'orlo del baratro. Tant'è vero che il Consiglio Mondiale ha bocciato anche un'altra delle idee balzane di Mosley, quella di aggiungere nel 2011 un ulteriore team «sfigato» a una griglia di partenza già pletorica con 24 macchine. Alla vigilia del processo i dietrologi avevano dipinto scenari apocalittici, ricordando sia la burrascosa fine della sua lunga relazione con la Ferrari sia il fatto che suo figlio Nicholas è il manager di Massa. Todt li ha smentiti in modo inequivocabile, confermando di essere prima di tutto un uomo di sport e poi di non aver perso la capacità di analisi che gli ha sempre permesso di coniugare gli interessi comuni con quelli personali: forte della credibilità conquistata ieri egli potrà infatti meglio fronteggiare ogni ostilità, anche quella eventuale della Ferrari, al progetto di riforma che ha in mente e di cui l'automobilismo sportivo ha drammaticamente bisogno. Quanto al Cavallino, la sentenza le ha sottratto ogni alibi. A Monza, domenica, deve fare la voce grossa anche in pista e recuperare almeno un po' dell'abissale svantaggio da Red Bull e McLaren. Altrimenti quella di Parigi sarà la più classica delle vittorie di Pirro.