Altro che oriundi, bisogna curare i vivai

Se fosse possibile imitare i modelli, quelli limpidi, belli, costruttivi, il mondo sarebbe certamente migliore, meno travagliata la nostra vita quotidiana. Più ancora, naturalmente, nell'ambito ristretto del calcio, che pure coinvolge milioni di persone e interessi talvolta astronomici. Sotto gli occhi di tutti, dopo la trionfale cavalcata sudafricana, l'esempio della Spagna: giovane, sfrontata, fucina di talenti, interprete di un gioco che nessuno, nella diciannovesima edizione della Coppa del Mondo, ha saputo imitare. Ecco dunque l'appello a seguirne l'esempio, di questa Nazionale che he centrato il più ambito dei traguardi, avendo alle spalle una storia di fallimenti, una sola volta tra le prime quattro nel gironcino di semifinale di Brasile '50, poi puntuale comparsa. Come se fosse una cosa semplice. Per rimanere tra le nostre quattro mura, la via subito indicata è stata la riduzione del numero degli extracomunitari, misura con maleodorante sfondo razzista. Problema autentico, è convincere i nostri club, raramente in mano a menti illuminate, a seguire il modello spagnolo, ma talvolta anche inglese, di dare spazio ai massimi livelli ai ragazzi talentuosi. Come insegna il Barcellona dei Pedrito, dei Bojan, dei Piquet, dei Bosquets, ma anche di quelli prelevati in terre lontane, come Lionel Messi e Dos Santos.   Come insegnano il Manchester United dei Macheda e dei Rafael, il Bayern dei Mueller, dei Badstuber, l'Arsenal dei Mannone, dei Gibbs, dei Ramsey, il Chelsea di Sturridge. Da queste parti, il risultato immediato è la sola cosa che conti, i verdi talenti vanno a fare comparsate in Serie B, dove tra l'altro a nessuno interessa valorizzare i giocatori in prestito dai club illustri. Mentre la Germania fa largo agli adolescenti tedeschi di nascita, quale che sia la loro origine, qui la rifondazione dopo il disastro sudafricano minaccia di ripartire dalla ricerca di bisnonni in qualche sperduto paese del Sud, come se rivolgere attenzioni al passaporto di Amauri o Thiago Motta fosse più ragionevole che valorizzare le risorse garantite dal certificato di nascita, anche se reca un cognome esotico.   Di demagogia, in questi giorni, si rischia di fare indigestione, tra moviole e altre amenità delle quali si riempiono la bocca personaggi, purtroppo anche politici, che ben più pesanti motivi di riflessione dovrebbero imporsi. Grazie alla Spagna per quanto ci ha regalato, se proprio abbiamo la vocazione a copiare sbirciando nel quaderno del compagno di banco, facciamo almeno in modo di non sporcarci le dita di inchiostro in modo troppo vistoso.