Ultimatum e garanzie

Un passo in avanti verso l'accordo. Dopo due ore di incontro tra i rispettivi legali, Unicredit e Italpetroli sembrano più vicine a un'intesa da sottoscrivere lunedì prossimo: la data che può cambiare il futuro della Roma. L'ipotesi di conciliazione su cui stanno lavorando la holding dei Sensi e la banca, azionista al 49% e creditrice per 325 milioni di euro più interessi, resta immutata rispetto ai giorni scorsi: passaggio sotto il controllo di Unicredit degli asset del gruppo, Roma compresa ed esclusi solo alcuni immobili, in cambio dell'azzeramento del debito. Sarebbe poi la banca a dettare tempi e modalità della cessione dei beni e alla banca d'affari Rotschild verrebbe affidato il mandato a vendere il club giallorosso. Che, fino all'arrivo di un compratore (al momento non c'è), andrebbe avanti con gli attuali dirigenti a gestire l'ordinaria amministrazione. Non la Sensi: se firmerà l'accordo con Unicredit non vuole essere lei a guidare la fase di «transizione», così come la banca non ha alcuna intenzione di occuparsi della Roma. Ma resta ancora una differenza nella valutazione degli asset (e quindi del numero di beni da lasciare ai Sensi) da limare prima di presentarsi lunedì prossimo al collegio arbitrale con un accordo. Il presidente Cesare Ruperto è stato irremovibile: quel giorno non potrà esserci più trattativa ma solo le firme, altrimenti si andrà al lodo arbitrale.   Ieri pomeriggio nello studio dell'avvocato dei Sensi, Agostino Gambino, coadiuvato da Antonio Conte, si sono presentati i legali di Unicredit, Francesco Carbonetti, Marcello Villa e Valerio Di Gravio. È stata una riunione molto tecnica, in cui sarebbero stati messi per iscritto alcuni passaggi dell'eventuale accordo da sottoscrivere. Un accordo che per forza di cose dovrà includere la vendita della Roma, unico asset dei Sensi dal valore «rilevante» rispetto al debito. Nell'entourage di Italpetroli si parla di «passi in avanti» e di «un certo avvicinamento», mentre fonti di Unicredit vicine all'operazione continuano a frenare, sottolineando una «forte distanza su struttura e prezzo dell'operazione». La trattativa continua e già domani i legali dovrebbero tornare a riunirsi. In mattinata c'era stato l'intervento del sindaco Alemanno, che già qualche mese fa aveva tentato una mediazione tra le parti. «Mi auguro un accordo: nei prossimi giorni devo sentire Unicredit e Rosella Sensi per seguire la situazione. Siamo arrivati al nodo, vigilerò con grande attenzione affinché non ci siano ripercussioni sull'attività sportiva della Roma. Appena avrò sentito le parti darò il mio punto di vista ma farò di tutto affinché la squadra sia tutelata perché è un bene prezioso per questa città». Gli altri dirigenti della Roma si dividono tra l'ansia di conoscere il loro destino e la gestione ordinaria. Che al momento è soprattutto il mercato: oggi il ds Pradè volerà a Milano per l'assemblea di Lega ma soprattutto per incontrare l'Inter. In ballo c'è la riconferma di Burdisso in giallorosso, stasera o (più probabilmente) domani mattina Pradè si vedrà con il ds nerazzurro Branca. La Roma vorrebbe spendere non più di 5,5 milioni, l'Inter chiede almeno 8,5 milioni. Tutto lascia pensare che ci sarà un rinvio e che le società si aggiorneranno al ritorno di Burdisso in Italia, ad inizio agosto. In quel momento entrerà in scena il giocatore e parlerà chiaro a Moratti: «Voglio solo la Roma». Uno che si rivedrà sicuro dalle parti di Trigoria è Cicinho. Il San Paolo non ha i soldi per confermarlo, sperava di tenerlo per la Libertadores fino ad agosto ma dovrà «riconsegnarlo» alla Roma. Il club giallorosso lo aspetta in ritiro spera nel frattempo che qualcuno bussi alla porta per acquistare Cicinho.